La parità di genere non è solo un valore, ma anche un fattore di successo e di ricchezza per le aziende. Partendo da questo assunto, il "Comitato Pari Opportunità" dell'Ordine dei Commercialisti di Torino e Provincia ha promosso il convegno "Informazioni non finanziarie e gestione delle diversità: la parità di genere entra nei bilanci, creandone cultura", in programma il 23 marzo dalle 14 in via Carlo Alberto 59, Torino
Saranno presenti il Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Torino e Provincia, Luca Asvisio, e la Consigliere di Parità della Regione Piemonte, Giulia Maria Cavaletto.
"Dal 1° gennaio di quest' anno - dice Paola Zambon, referente del Comitato Pari Opportunità - una Direttiva dell'Unione Europea impone alle imprese di grandi dimensioni che sono enti di interesse pubblico e che occupano più di 500 dipendenti, di dare non solo informazioni finanziarie, ma anche ambientali, sociali, sul personale, sul rispetto dei diritti umani, sulla lotta contro la corruzione, sulla situazione e sull’impatto della sua attività, oltreché sulla diversità di genere. Tra le informazioni utili alla trasparenza dell'impresa è posta, dunque, l’attenzione alla parità di genere, soprattutto negli organismi di amministrazione dell’azienda, come i consigli di amministrazione".
E questo perché l'Unione Europea ritiene un fattore negativo il cosiddetto "groupthink", cioè il pensiero di gruppo, uniforme e appiattito: "Le aziende di successo - prosegue Paola Zambon, che sul tema della parità di genere ha anche curato, insieme al “Comitato pari opportunità”, un e-book - si giovano negli organi di amministrazione delle diversità: professionali, internazionali ed in particolare di genere, perché in un gruppo misto si tende a non ragionare per stereotipi, a non darsi ragione a vicenda, migliorando la possibilità del dibattito, la vigilanza e la messa in discussione di talune importanti decisioni". In Italia esiste già una legge (la Golfo-Mosca) che impone "quote di genere" nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali, ma solo di società quotate e pubbliche.
Le informazioni non finanziarie richieste dalla Direttiva Ue possono però essere utili anche alle PMI ed alle aziende che non rientrano nell’obbligo normativo. : "Il convegno vuole promuovere questa consapevolezza a più largo spettro, a livello di piccole e medie imprese - conclude Paola Zambon - e come commercialisti dobbiamo assumerci il compito di diffondere i nuovi principi di sana composizione del board apicale alla miriade di aziende cui offriamo la nostra consulenza professionale, per aiutarle ad aggiornarne i propri modelli organizzativi, favorirne la crescita culturale, per renderle più moderne, più concorrenziali ed in linea con le best practice europee".
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