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Eventi | 07 settembre 2017, 17:48

Barriera di Milano: “Saluti da Cerignola”, la cartolina gigante che accorcia le distanze tra Torino e la cittadina pugliese

Scelto il quarto artista del progetto Opera Viva Barriera di Milano, Fabrizio Bellomo

Barriera di Milano: “Saluti da Cerignola”, la cartolina gigante che accorcia le distanze tra Torino e la cittadina pugliese

"Saluti da Cerignola”: questo il titolo del manifesto di 3 metri per 6 metri che da ieri, mercoledì 6 settembre, è visibile in piazza Bottesini fino a lunedì 25: un'installazione che si inserisce nel progetto artistico ideato da Alessandro Bulgini, Opera Viva Barriera di Milano.

L’autore, Fabrizio Bellomo, scelto dal curatore Christian Caliandro, ha realizzato questa cartolina gigante in onore di Barriera di Milano, quartiere nato come borgo proletario e operaio nel quale molte famiglie pugliesi sono emigrate nel secondo dopoguerra, animandone le strade, le piazze, i palazzi. Emigrazione che è proseguita ancora negli anni Ottanta, e che ha fatto di piazza Foroni – adiacente a piazza Bottesini – il centro della vita economica e sociale della zona.

Il manifesto consiste nella ricreazione di una cartolina d’epoca: un’immagine composita che insieme alle immagini della cittadina di Cerignola e al font, comprende anche l’edicola sacra con la copia della Madonna di Ripalta di Torino. La leggenda narra, infatti, che un gruppo di briganti trovò sulla riva alta del fiume Ofanto un pezzo di legno, che decisero di usare come tagliere per la cacciagione: al primo colpo di coltello, però, la tavola iniziò a sanguinare, rivelando la presenza dell’immagine sacra, che da allora è venerata dai cittadini.

In questo modo, la cartolina-manifesto riunisce luoghi lontani ma legati da decenni di storie, viaggi, vicinanze affettive, ricordi, vacanze, ritorni: i 932 chilometri che separano Cerignola da Barriera, quindi – quasi da un capo all’altro dell’Italia – per un attimo si annullano, e una nuova dimensione spaziotemporale si crea.

L’opera di Bellomo, infatti, usa e orienta con intelligenza la retorica della percezione turistica, che a sua volta genera proiezioni differenti dei luoghi verso l’esterno: un’“opera viva” che fa emergere tratti dell’identità collettiva che a volte vengono rimossi o dati per scontati, ma che sono essenziali per il territorio e la sua comunità. E funziona un po’ come il Gallo Silvestre delle Operette morali di Leopardi – titolo di questa seconda parte della rassegna: infatti, “affermano alcuni maestri e scrittori ebrei, che tra il cielo e la terra, o vogliamo dire mezzo nell’uno e mezzo nell’altra, vive un certo gallo salvatico; il quale sta sulla terra coi piedi, e tocca colla cresta e col becco il cielo”.

Roberta Scalise

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