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| 08 settembre 2017, 10:05

Claudio Sala, 70 anni da Poeta del gol

Acquistato a peso d’oro dal Napoli nel 1969, è stato il capitano dell’ultimo scudetto granata, trasformato da Radice da centrocampista ad ala destra capace di innescare i “gemelli” Pulici e Graziani

Claudio Sala, 70 anni da Poeta del gol

Nel fantastico Toro degli Anni Settanta, i titoloni li guadagnavano i “gemelli” Pulici e Graziani, che coi loro gol vincevano classifiche cannonieri e trascinavano la squadra nei quartieri alti della classifica. Ma chi sapeva armare i due attaccanti granata è stato il capitano di quello squadrone, Claudio Sala, l’uomo che portava la fascia al braccio in quell’indimenticabile campionato 1975/76.

Sono 70 caro Claudio. E gli auguri oggi, 8 settembre, ti saranno arrivati e ti arriveranno non solo dai tifosi granata, ma anche da chi ama il calcio di qualità e in te vedeva una delle espressioni più alte del panorama nazionale e internazionale. Per tutti sei stato il Poeta del gol, per i versi bellissimi che ogni domenica sapevi comporre in campo, con i tuoi dribbling e gli assist al bacio che Pupi e Ciccio sapevano trasformare in gol. Lombardo di Macherio, cresciuto nel Monza, Sala passò al Napoli nel 1968 e la stagione successiva il presidente Pianelli staccò un assegno di 480 milioni di lire per fargli vestire la maglia granata. Una marea di soldi per l’epoca che, con una striscia di girate, alimentò l’intero calcio mercato in quella estate di fine anni Sessanta.

Dopo aver sfiorato lo scudetto nel 1972, Sala e il Toro compiono l’impresa quattro anni dopo. Nel frattempo Claudio ha ereditato da Ferrini la fascia di capitano, è diventato il leader della squadra e il Poeta del Gol. Ma il definitivo salto di qualità lo deve a Gigi Radice, che era stato suo allenatore ai tempi delle giovanili del Monza: il tecnico, che lo ritrova a Torino giocatore maturo e completo, gli cambia ruolo, da centrocampista di qualità (che in certi casi aveva giocato anche da ‘falso nueve’ o centravanti arretrato, come si diceva ai tempi) lo trasforma in ala destra. Con la sua grande qualità, la capacità di saltare in dribbling l’avversario, la fantasia e l’imprevedibilità che lo avevano sempre contraddistinto, nel nuovo ruolo fa sfracelli.

Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. Questo il quintetto d’attacco del Toro nella seconda metà degli anni Settanta. Una linea offensiva fantastica, che regala ai colori granata uno scudetto e due secondi posti, con quello del 1977 alla incredibile quota 50 punti che rimane tuttora il punto più alto dell’ultimo mezzo secolo granata, in fatto di gol, vittorie e spettacolo. Come in tutte le storie, arriva anche il momento di scrivere la pagina dell’addio. All’inizio degli anni Ottanta, Sala lascia il Toro e passa al Genoa, ma il suo non è un addio, ma un arrivederci.

In granata torna come allenatore, con scasa fortuna alla guida della prima squadra (stagione 1988/89, proprio al posto del suo maestro Radice), con grandi soddisfazioni nel settore giovanile, che riporta ai fasti dell’era Vatta, negli anni in cui guida la formazione Primavera. Oggi si diletta a fare l’opinionista televisivo, i vecchi compagni lo chiamavano banana, ma per tutti continua ad essere sempre il Poeta. Auguri Claudio e altri 70 di questi giorni.

Massimo De Marzi

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