Con l’arrivo dell’autunno la Venere di Botticelli, uno dei tesori più preziosi di proprietà dei Musei Reali, riprende il suo tour come ambasciatrice della cultura italiana nel mondo.
Infatti, dal 4 ottobre al 30 novembre 2017 la Venere farà tappa a Tbilisi, presso la Galleria del Museo Nazionale Georgiano, dove sarà protagonista di un allestimento speciale, tanto che sarà collocata in una sala unica a lei dedicata.
L’iniziativa, intitolata Valori universali, si inserisce all’interno delle celebrazioni che ricordano quest’anno il venticinquesimo anniversario del ristabilimento delle relazioni diplomatiche italo-georgiane, che fece seguito al riacquisto dell’indipendenza georgiana nel quadro della dissoluzione dell’URSS.
Venere sarà anche la protagonista di una campagna di comunicazione articolata in diverse puntate: Botticelli, la bellezza, in cui la Venere di Torino è archetipo di bellezza e simbolo di una centralità italiana sulla scena culturale georgiana; Caravaggio, la luce; Leonardo, il genio.
La Venere di Torino proviene dalla collezione Gualino. La prima traccia dell’opera risale al 1844 quanto fu acquistata da un reverendo inglese, che in seguito la cedette a un barone. L’opera si pensava perduta nell’incendio della casa di quest’ultimo ma fu ritrovata dagli eredi da cui la acquistò il grande collezionista biellese Riccardo Gualino. Nel 1930 la Venere divenne patrimonio della Galleria Sabauda, dove è possibile ammirarla quando l’opera, spesso e volentieri chiesta in prestito ai Musei Reali, non si trova in giro per il mondo, ospite dei più importanti musei che da ogni parte la richiedono per esposizioni temporanee.
La genesi della “Venere di Torino” è senz’altro da ricercarsi in La nascita di Venere, oggi custodita presso gli Uffizi di Firenze. Quest’ultima ottiene da subito un grandissimo successo, tanto che già all’epoca la committenza chiese che venissero realizzate altre immagini di questa straordinaria bellezza femminile. Botticelli sceglie di ritrarre esclusivamente la figura della Venere, la fa stagliare sullo sfondo nero, quasi una scultura vivente; tra queste abbiamo tre testimonianze che sono arrivate fino a noi attribuibili a Sandro o alla sua bottega.
Già durante la vita dell’artista, il mercante fiorentino Antonio Billi scriveva che l’artista dipingeva bellissime donne nude e Giorgio Vasari, nelle sue Vite, confermava la testimonianza con queste parole: “Per la città, in diverse case fece tondi di sua mano, e femmine ignude assai”. Solo tre Veneri sopravvivono, attribuibili a Sandro o alla sua bottega: la Venere di Berlino, quella di Torino e una già in collezione privata a Ginevra.
Turisti e pubblico torinese potranno ammirarla presso la Galleria Sabauda fino a giovedì 28 settembre.