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Attualità | 24 novembre 2017, 07:22

Tra gli Uomini i Guerrieri

La coreografia di Juve – Barcellona, alzata l’altra sera dalla Curva Sud, sposa tale figura, accostandola ai propri giocatori.

Tra gli Uomini i Guerrieri

Ci sono uomini e Uomini. Ognuno, nella sua vita, decide come fare le cose e con che spirito farle.
Gli antichi Samurai, nel loro codice etico sintetizzato dal Bushido, considerano il ciliegio come il migliore tra tutti i fiori, perché racchiude un aristocratico insegnamento. Così, tra tutti gli uomini, il migliore è il Guerriero, poiché, seguendo l’esempio del sakura (il fiore di ciliegio), cresce meraviglioso e cade con dignità.
La coreografia di Juve – Barcellona, alzata l’altra sera dalla Curva Sud, sposa tale figura, accostandola ai propri giocatori.
Tra i Guerrieri, raffigurati da tutti i giocatori (nessuno escluso) sul telo esposto al Secondo Anello, spicca la caricatura di Mandzukic, in solitaria nel telo del Primo Anello.
Oltre a rappresentare un doveroso riconoscimento al croato, è uno sprono al resto della Squadra ad affrontare tutte le partite con la sua stessa grinta.
Lo striscione è la trasposizione al plurale dell’antico motto giapponese di cui sopra. Un tributo implicito a quei giocatori che hanno contributo alle vittorie di questi ultimi sei anni, ma anche un incentivo verso quell’obbiettivo europeo che è nei sogni di molti. E per raggiungerlo occorre la grinta di Super Mario.
Secondo qualcuno, non dovrebbero essere fatte coreografie con a tema i giocatori, nel ‘sacro misticismo’ del ‘solo per la Maglia’. Personalmente, mi sembra un sillogismo simile a quello di certi ḥadīth, atti a proibire ai musulmani la creazione di immagini del Profeta.
La Maglia è l’epicentro, il ‘santa sanctorum’ (perdonatemi l’accostamento blasfemo) della nostra Identità e Appartenenza, ma è onorata e resa Mitica anche dai tanti Uomini che, attraverso gli anni di Storia societaria, l’hanno indossata con profondo Orgoglio, battendosi fino alla morte per la stessa.
Un’ultima considerazione, concedetemela.
Marione, raffigurato nel suo gesto tipico, oltre al giocatore vincente in atteggiamento di ascolto dei giusti tributi della folla, sembra quasi voler ricercare quell’urlo del tifo che, specialmente nell’ultimo periodo, pare stia venendo meno.
La miglior coreografia che molti di noi vorrebbero rivedere, è quell’urlo assordante e da brividi dei primi due anni dello Stadium, dove i gradoni sembravano traballare sotto l’urto della Passione.
Quel telo dell’altra sera memorizziamolo nelle nostre menti: quelle orecchie vogliono sentire, ora più che mai, il nostro tifo.
La Squadra la si sostiene nei momenti del bisogno. A godere siamo tutti capaci, ma è la Sofferenza che tempra ed esalta lo Spirito.
Quello Guerriero, per l’appunto.

Beppe Franzo

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