Ci sono cose che non si scordano. Mai. Emozioni che si ripetono, ogni qualvolta quel qualcosa avviene, come per incanto.
Presentarsi ai tornelli di una Curva, la tua Curva, per poi superarli e correre verso quelle entrate da cui, dopo pochi passi, puoi scorgere il campo, è un rituale che molti di noi conoscono, vivendolo ogni qual volta quei fantastici colori entrano sul terreno di gioco dello Stadium.
Potrei, ma non solo io ovviamente, ripercorrere la mia vita attraverso quelle sensazioni che mi hanno accompagnato quando, fin da poco più che bambino, salivo i gradoni di un’altra Curva, la Filadelfia, e quindi quelli della Scirea, in uno Stadio oggi scomparso e sulle cui ceneri poggiano le fondamenta della nostra nuova casa.
Ancora oggi, salire su quelle gradinate, per molti come me, è incontrarsi con volti noti da anni, di molti dei quali mi é sconosciuto il nome, ma di cui ricordo ogni loro entusiasmo o rammarico in occasione delle gloriose vicende pallonare legate alla ‘Squadra di Torino’.
Ritrovarsi è un appuntamento periodico, simile a una famiglia che si raduna per le cerimonie importanti, pronta ad accoglierti col suo calore, con la sua passionalità.
Tutt’intorno, un chiasso che altrove ti molesterebbe, ma non lì, dove urla e battimani diventano un’armoniosa melodia.
Dove si vedono ancora bandiere garrire al vento, striscioni che evocano Identità e Appartenenza, sciarpe avvolte al collo che sono la propaggine del propio ‘io’.
Lì tutto ha un suo perché.
Gesti e modi d’essere che alcuni definiscono inusuali; atteggiamenti che i sociologi etichettano come anomali; sofferenze che tanti ritengono assurde e fuori luogo.
Tu chiamale, se vuoi, emozioni, ma per Noi è molto di più.
La CURVA SUD.
Rassegnatevi, non cambieremo mai.
In Breve
martedì 06 maggio
lunedì 05 maggio