“Sale di attesa e corridoi pieni, tempi di attesa interminabili, posti letto insufficienti, barelle che non bastano, impossibilità di ricovero, ambulanze ferme con barelle bloccate , carichi di lavoro abbondantemente sopra la soglia di rischio, attivazione continua di medici ed infermieri reperibili”. A denunciare la situazione è il Nursind Piemonte, che racconta l’emergenza attraverso i numeri registrati dagli ospedali piemontesi durante le festività natalizie:”Dal 22 al 27 dicembre al 118 sono pervenute circa 6000 chiamate con 4300 interventi rispetto ai 4087 dello scorso anno che si traducono in più ospedalizzazioni e minore capacità di filtro”.
“Sono aumentati”, spiega il coordinatore regionale Francesco Coppolella, “gli accessi. Alle Molinette sono 154 contro i 132, al Maria Vittoria 415 contro i 362 e spostandosi in provincia a Ciriè 202 contro i 190”. “In cinque giorni”, aggiunge, “sono arrivati presso la centrale operativa del
118 circa 200 fax dai vari ospedali per comunicare l’incapacità di ricezione dei vari DEA e la mancanza di posti letto”.
“Questa mattina”, prosegue il Nursind Piemonte, “all’ ospedale Molinette si registravano 90 pazienti. Sono stati attivati infermieri di altri dipartimenti per coprire la medicina e la chirurgia e spesso vengono attivati i reperibili ed è così da molti giorni ormai. Ieri al Maria Vittoria si registravano 120 fermi e questa mattina circa 85”.
“Si cominciano a registrare”, aggiunge Coppolella, “ambulanze ferme per mancanza di barelle. La provincia non va meglio: pieni i pronto di Chieri e Moncalieri. Chivasso scoppia da giorni”. Una situazione analoga a quella vissuta dal pronto soccorso di Rivoli negli scorsi giorni. Una situazione determinata, secondo il Nursind Piemonte, dai :”cittadini che vanno in pronto impropriamente perché non riescono a trovare risposte altrove. I posti letto per i ricoveri non bastano. Per non parlare del numero ancora troppo esiguo di personale medico ed infermieristico”.
“Mentre se per i posti letto la risposta ci sembra alquanto scontata, aumentarli, bisogna invece ragionare sui motivi per i quali i cittadini non risecono a trovare risposte alle ansie , alle paure, ai bisogni di salute sul territorio. Le case della salute sono e saranno la risposta? A quanto pare no per il momento e la nostra preoccupazione e che non lo saranno neanche in futuro. Sottolineiamo inoltre la situazione dei reparti di medicina che non se la passano assolutamente meglio con molteplici ricoveri, barelle e dotazioni organiche risicate e gravi rischi per l’assistenza. La sanità è anche e soprattutto questa e non solo quella dei trapianti seppure grandi e riconosciute eccellenze Piemontesi. Per concludere, abbiamo chiesto conto alle Aziende e alla Regione quale sia il piano di sovraffollamento annunciato”.