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Attualità | 07 marzo 2018, 16:08

Casa Sidoli, dove le donne si sentono meno sole e più amate: "Le aiutiamo a trovare una casa vera"

La casa di accoglienza per altri otto anni è stata affidata alla cooperativa Valdocco: reinserimento sociale, lavoro e salute, i tre valori per il benessere delle donne in difficoltà

Casa Sidoli, dove le donne si sentono meno sole e più amate: "Le aiutiamo a trovare una casa vera"

Sono donne sole che si portano sulle spalle il peso di un passato difficile. Donne che magari si credevano abbandonate da tutti, e invece hanno trovato un luogo in cui rivivere la dimensione della casa, della famiglia.

Sono le ospiti silenziose di Casa Sidoli, di fronte al parco Di Vittorio, al Lingotto: una struttura che da oltre otto anni accoglie ragazze e adulte dai 18 anni in su, per offire loro il conforto di un tetto sopra la testa e l'assistenza nel reinserimento progressivo dentro la società.

Proprio ieri il Comune di Torino e la Circoscrizione 8 hanno visitato i due piani dell'edificio per conoscere da vicino una realtà ancora ignota alla nuova amministrazione, la cui gestione è stata concessa per altri otto anni alla cooperativa Valdocco.

Casa Sidoli al momento ospita 14 donne senza fissa dimora, con la presa in carico dei servizi sociali. Possono rimanervi anche oltre i 18 mesi normalmente stabiliti, finché non avviene il passaggio completo a un'altra struttura o una casa vera e propria, fornita da Atc.

Gli operatori della cooperativa sono presenti dal mattino alla sera, mentre la notte le signore restano da sole. Trattandosi di donne con problemi di salute anche piuttosto gravi, si è preferito coprire integralmente il turno diurno, per fornire l'assitenza sanitaria necessaria. Tutto il resto è affidato a una buona applicazione del quieto convivere, cosa non sempre facile, dato che molte donne hanno problemi psichiatrici e non sono per nulla autonome. Molte collaborano e si prendono cura dell'abitazione, cucinano, ma, altre, come spiega Tiziana Maggi, referente dei servizi per persone in difficoltà del Comune di Torino, “hanno persino dimenticato come si fa, dopo anni di dormitorio o vita di strada”.

L'obiettivo della comunità è di favorire la piena indipendenza delle donne, sia a livello lavorativo che abitativo. Alcune hanno già la pensione di invalidità, altre devono trovare a tutti gli effetti un'occupazione. Per questo si fa il possibile per agevolarle nella ricerca del lavoro, prima inserendole presso i centri per l'impiego, poi attivando una serie di tirocini a seguito di un preciso percorso di formazione. “Abbiamo una buona garanzia che i percorsi vadano a buon fine per il 90% dei casi”, spiega Massimo Pietrantoni, responsabile della comunità. “Quelli più difficoltosi riguardano le ragazze giovani che ancora non hanno un'idea ben chiara di come gestire la loro vita. In generale, si riesce perlomeno a intervenire sull'ermegenza abitativa”. Il reinserimento sociale, quindi, è il traguardo finale da far raggiungere a tutte le ospiti. Partendo, comunque, dal controllo delle condizioni di salute di ognuna, per le quali deve essere garantita una cura costante, specie se si tratta di patologie croniche, contattando i servizi sanitari adibiti.

Le giornate a Casa Sidoli scorrono alternando i momenti di aggregazione a quelli in cui le donne sono impegnate all'esterno nelle loro attività lavorative. Molte aderiscono saldamente a gruppi religiosi, che non mancano di frequentare nei vari appuntamenti settimanali. L'anno scorso, inoltre, è partita la collaborazione con un consultorio per informare le ospiti sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili, sull'importanza della prevenzione e sulla gestione di gravidanze indesiderate. Perché, anche se nessuna di loro ha figli a carico, sono frequenti i casi di donne che in passato un figlio l'hanno avuto, o escono da situazioni di pesante violenza familiare.

“C'è sempre molto da fare”, spiega Pietrantoni. “Riceviamo dal Comune una retta per ciascuna delle nostre ospiti e abbiamo una convenzione con il Banco Alimentare. Ma la distribuzione di cibo e vestiario andrebbe comunque incrementata”.

Tra le questioni più impellenti, un'esigenza molto concreta: la riattivazione dell'ascensore, bloccata anni fa per impedire l'intrusione di persone indesiderate negli alloggi delle donne. Un intervento che richiederebbe un costo notevole, e per il quale il Comune ha promesso di impegnarsi nella ricerca di una soluzione.

Manuela Marascio

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