Scriveva con mano umanista, per amore della cultura, e agiva con la passione di un combattente, aspirando alla libertà. Così il borgo ai piedi della collina torinese lo ricorda, o ne tramanda la memoria attraverso i racconti che passano tra i muri delle case, di finestra in finestra.
Massimo Ottolenghi, classe 1915, fu uno degli intellettuali antifascisti di maggior spicco, a Torino, autore di diversi volumi che trasudano amore per l'Italia, come “Per un pezzo di patria”, “Dal paese di Davindunque”, fino al testamentario “Ribellarsi è giusto. Il monito di un novantacinquenne alle nuove generazioni”. Spentosi il 18 gennaio 2016, centenario, trascorse tutta la sua vita tra l'avvocatura, la magistratura e la militanza. Durante la Resistenza si schierò con le Brigate Giustizia e Libertà, per aderire quindi al Partito d'Azione: poco propenso all'uso delle armi, da partigiano riuscì a salvare circa 200 ebrei da rappresaglie e rastrallementi, fra le valli di Lanzo e quelle torinesi Suoi compagni di banco e di lotta furono Oreste Pajetta, Emanuele Artom, Luigi Firpo. Suo maestro, Massimo Mila.
Ora il nome di Ottolenghi sarà depositato sopra i giardini di piazza Zara, proprio nel suo borgo di appartenenza, a pochi metri dall'appartamento di strada Consortile del Salino, dove visse. Così ha deciso la commissione toponomastica della Città di Torino accogliendo la mozione della Circoscrizione 8 risalente allo scorso 23 gennaio, firmata dai consiglieri Augusto Montaruli e Paola Parmentola, con il sostegno del coordinatore Massimiliano Miano.
“Era uno stimolatore di idee e iniziative – si legge nel documento – la porta della sua casa, dove aveva sempre vissuto, era aperta a cittadini, e, soprattutto, ai giovani”.
Essendo trascorsi solo due anni dalla sua scomparsa, per le intitolazioni a persone decedute da meno di dieci anni è consentita dalla legge unicamente la deroga da parteo del Mistero dell'Interno. Questa è stata accolta proprio nella mattinata odierna, e ora dovrà passare dalla prefettura per il definitivo nulla osta.
“Abbiamo insistito per questa intitolazione – commenta Miano – perché Ottolenghi è stato davvero una figura di spicco per il nostro quartiere. Ringrazio la commissione toponomastica per questo gesto concreto e immediato, senza attendere i dieci anni previsti dal regolamento”.
E, non a caso, ancora oggi il grande progetto storico di Ottolenghi, il documentario “Storia di tram 1”, di cui lui non vide mai la realizzazione, continua a essere apprezzato da ragazzi e adulti, e sarà riproposto per la Festa della Liberazione all'Ecomuseo di corso Corsica.
Così il presidente della Circoscrizione 8, Davide Ricca: “Siamo molto soddisfatti, speriamo che la Prefettura accolga la richiesta di deroga. Che questo succeda a ridosso del 25 aprile è un segnale forte per il quartiere e per Torino”.
“Glielo dovevamo – commenta Montaruli, che conosceva personalmente Ottolenghi – e credo che lui sarebbe contento di essere ricordato vicino a casa sua e alla comunità del Pilonetto, di cui era figura di riferimento”.