Storie che diventano foto, ma solo se gli scatti hanno la capacità di fissare il momento più importante dell’evoluzione di un avvenimento. Word Press Photo raccoglie il meglio di tutto questo e, fino all’11 novembre, farà tappa a Torino, all’ex Borsa Valori, dove sono esposti 135 scatti selezionati fra oltre 73.000 proposte. E ci sono anche i tre finalisti di ognuna delle otto categorie. Il vincitore assoluto, tuttavia, è Ronaldo Schemidt, che ha immortalato un ragazzo di 28 anni con indosso una maglietta avvolta dalle fiamme. Una foto simbolo dell’ampia protesta contro il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, e in particolare della manifestazione che si è tenuta a Caracas nel maggio del 2017.
I 42 fotografi selezionati per la mostra dalla Fondazione World Press Photo, nata nel 1955 ad Amsterdam, provengono da 22 Paesi diversi, con una buona rappresentanza italiana. A Torino, le immagini arrivano grazie all’Associazione C.I.ME. – Culture e Identità Mediterranee. “La mostra – ha commentato il presidente, Vito Cramarossa – non è soltanto ciò che viene esposto, ma è una fondazione che ogni anno arriva a selezionare queste immagini fra decine di migliaia di scatti”.
“Qui c’è il meglio delle immagini dello scorso anno – ha aggiunto Sophie Boshouwers, curatrice della Fondazione World Press Photo – e la migliore di quest’anno rappresenta un perfetto esempio di “art news photo”. Ma non c’è solo questo, c’è anche l’ambiente, nuova categoria di quest’anno. In futuro vorremmo aumentare il numero di queste immagini, mentre a novembre partirà il nuovo contest”. E tra gli ospiti dell’apertura c’era anche il fotoreporter di fama internazionale Manoocher Deghati, che domani, alle 18, sarà intervistato da Adriano Sofri, con Vito Cramarossa nelle vesti di moderatore e l’intervento dell’assessora regionale alla cultura, Antonella Parigi.
Già creatore dell’unità fotografica delle Nazioni Unite e di Aina Photojournalism Institute in Afghanistan, Manoocher Deghati, iraniano, ha lavorato per Agence France Presse e Associated Press. Ha all’attivo numerose collaborazioni con giornali internazionali ma, soprattutto, ha vinto il 1° premio del World Press Photo nel 1984 nella categoria “news feature”, poi il 3° premio nel 1986 per “daily life”. “Da quando ho vinto – ha spiegato Deghati – non ho più mandato fotografie perché volevo lasciare spazio ai giovani. L’importanza di questa mostra è l’opportunità di vedere una foto in profondità, fermarsi e digerirla”. Diversi incontri accompagneranno l’esposizione per tutta la sua durata.
Per il programma completo: www.worldpressphototorino.it