"Era il 29 novembre del 1987, erano piccoli anche i vostri genitori, e io ero qui vicino, a Sestriere. Vinsi la mia seconda gara in coppa del mondo e chiamai mia mamma al telefono, ma non con il telefonino, con quello fisso. E piansi". Alberto Tomba, di fronte alla platea di bambini del Centro sportivo 2D del Lingotto che lo aspettano e lo ascoltano in ragionevole silenzio, è un fiume in piena.
"L'anno dopo, alle Olimpiadi di Albertville, fermarono il Festival di Sanremo per collegarsi in diretta. Meno male che ho vinto". Pausa, poi incalza: "Avete visto su Google vero?". Il grande campione dello sci ha incontrato i piccoli delle elementari della nostra città. "Non si vince sempre, ma il giorno dopo potete rifarvi". E ha anche dato qualche consiglio: "Non state sempre sui cellulari e computer. Quando è bel tempo, andate a correre in un prato".
La giornata di ieri è stata organizzata da Fuoriclasse network e nella mattinata ha visto dei laboratori nell'ambito di "Una montagna di fuoriclasse" con la scuola Istituto Peyron Umberto I. "Chi di voi scia? Giocate quasi tutti a calcio? Eh, quasi il triplo. Ma l'importante è che facciate sport. Anche io lo faccio ancora, anche se ho cinquanta e passa anni. Nuoto, anche, ma in mare, perché in piscina c'è troppo traffico e non mi piace".
E poi è una "nevicata" di aneddoti: "Quando ho vinto alle Olimpiadi mio papà fumò chissà quanto tabacco con la sua pipa, mentre mia mamma suono la campana che avevano a casa e cominciò a rispondergli anche il parroco, con la campana della chiesa. Tutta Bologna venne su verso casa mia".
Anche sul dopo carriera: "È iniziata la fase del relax, il riposo del guerriero. Ma è stato molto triste quel momento, non ho nemmeno voluto annunciarlo, il mio addio. Però ho voluto fare conoscere Alberto, mentre tutti in televisione conoscevano Tomba. Ma io sono uno qualsiasi, come voi".
Infine, la parola magica per tenere buoni anche i piccoli: "Bisogna dire silenzio di Tomba!".