Nell'era dell'Università-piattaforma, il Politecnico tira fuori il meglio di sé in termini di ricerca e sviluppo e apre i suoi laboratori alle aziende.
Un'idea che il rettore Guido Saracco aveva espresso con chiarezza già all'epoca della sua elezione e che ora trova la sua cornice nel bando regionale Infra-P che vede l'ente pubblico cofinanziare l'accesso delle aziende a progetti di "rafforzamento e ampliamento".
Ecco perché il Politecnico ha voluto presentare la propria "offerta". Vere infrastrutture - 10 in tutto - che accanto alle attività accademiche possono abbinare quelle imprenditoriali: dall’automotive alle emissioni di carbonio, passando per i materiali applicati all’ambito meccanico, la fotonica, l’Intelligenza Artificiale, l’Additive Manufacturing, i materiali innovativi per la salute, le nanotecnologie, le strumentazioni avanzate per sistemi complessi, l’e-drive per auto e aerospazio.
Molte delle infrastrutture si avvalgono della collaborazione di Università di Torino, INRiM e Istituto IItaliano di Tecnologia. "L’Ateneo ha intrapreso un innovativo e ambizioso percorso volto a modificare il proprio modello di ricerca, interpretando la ricerca nella completezza della sua filiera che va dall’ideazione fino alla promozione e valorizzazione, attraverso il modello organizzato delle “piattaforme – commenta Stefano Corgnati, vicerettore per la Ricerca - In questo cambio di paradigma, la relazione con i partner pubblici e privati è fondamentale e diventa altamente strategica la presenza di infrastrutture di ricerca aperte poiché in questi luoghi fisici il sapere e le tecnologie dell’Ateneo si mettono a piena disposizione dei nostri partner industriali”.
“Le relazioni con il mondo imprenditoriale sono una componente fondamentale del trasferimento tecnologico, che ha un ampio campo di applicazioni. Tra queste l’elaborazione di idee innovative, il loro sviluppo attraverso challenge e proof of concept, la creazione di startup. La collaborazione tra le imprese e il Politecnico ha un duplice obiettivo: da una parte valorizzare la qualità della Ricerca che facciamo, dall’altra supportare il tessuto produttivo regionale e nazionale affinché acquisisca le competenze e integri l’innovazione che altrimenti sarebbero difficili da intercettare”, conclude Giuliana Mattiazzo, vicerettrice per il Trasferimento Tecnologico.