Tra l’uomo e il gioco c’è un legame indissolubile che risale agli albori dell’umanità e ha accompagnato l’evoluzione biologica e sociale dell’essere umano. Non sorprende dunque che ogni popolo, ogni cultura conosca il gioco come elemento costitutivo della società, di cui è testimonianza e rappresentanza.
Non fa eccezione il Piemonte, che ha una tradizione ludica di tutto rispetto.
Piemontesi sono infatti due sport con un passato nobile alle spalle e un presente altrettanto importante: la Pallapugno e la Pallatamburello.
La pallapugno ha le sue radici nel Basso Piemonte e ha legami con giochi che tradizionalmente utilizzavano il pallone: pallone elastico e pallone col bracciale. Quattro giocatori disputano la partita in campo detto sferisterio, lungo 90 metri (poco meno di un campo di calcio) e largo 16. I giocatori, che proteggono il pugno con una fasciatura, possono svolgere tre ruoli diversi: battitore, centrale o terzino.
Esiste poi una versione ancor più “tradizionale”, la pantalera, che solitamente si giocava (e si gioca) in strada, nelle piazze di città e paesi, tra le case, dove lo spazio non era certamente abbondante. Nella pantalera, il lancio della palla si fa su una struttura di legno; Il giocatore che esegue questa azione viene denominato “campau”. La bellezza della pantalera sta anche nel fatto che non esiste età per prevalere: vista la tipologia di gioco, anche i meno giovani possono competere e vincere.
La pallapugno è uno sport di grande importanza storica e culturale: non è un caso, infatti, se esiste una federazione, la FIPAP (Federazione Italiana Pallapugno) riconosciuta dal Coni nel 1982.
Altrettanto nobile è la Pallatamburello, che condivide con molte altre parti d’Italia l’uso di attrezzi per colpire una palla.
Praticato nei secoli, è un gioco così radicato nel territorio da aver dato il nome a un rione di Torino (Balon). Era talmente importante da essere raccomandato dalle Regie Scuole Pie di Savona per “elevare il corpo e lo spirito”. Nel 1898 il tamburello è presente nel programma del concorso federale della Federazione Ginnastica Italia.
Le quattro specialità odierne, open, muro (che prevede il rimbalzo sul muro d’appoggio, un’evidente affinità con la pallapugno), indoor e tambeach (che si gioca su spiagge o arenili) decretano ancora di più la vitalità di questo sport profondamente piemontese.
Alcuni giochi, poi, sono legati a particolari momenti ed eventi. Per esempio, durante il Carnevale di Ivrea, uno dei carnevali più noti del territorio insieme a quello di Bardonecchia, si disputa la famosa Battaglia delle Arance, una metafora della ribellione del popolo contro i nobili. Giochi come l’assalto alla torre e il bacio della castellana, poi, raccontano meglio di mille parole che cosa si intende con tradizione e storia popolare, e quanto il gioco, spesso ne rappresenti l’intima natura.
Attraverso il gioco, infatti, si tiene in vita la memoria culturale, storica e sociale del territorio. Per fare esempi ulteriori, le ruzzole, gioco tipico di Meana di Susa e Mattie, prevedono il lancio di un oggetto a forma di disco, spesso forme di formaggio stagionato, il più distante possibile. Le trottole sono un’altra tradizione che il Piemonte condivide con il resto d’Italia, così come i giochi legati alla corsa: a Prunetto, vicino a Cuneo, la tella, ossia la corsa, divertimento strettamente connesso alla vita di lavoro nei campi agricoli, è simile a molti che si ritrovano in altre parti d’Italia.
Infine, non si possono non citare i tradizionali giochi di carte.
Le carte piemontesi sono tra le più note carte del nostro paese: fanno parte della famiglia delle carte francesi, e con il mazzo da 52 carte è possibile fare tutti i giochi della tradizione e quelli introdotti più di recente, come il blackjack, che deriva dal ving-et-un francese.
Briscola e scopa divertono i piemontesi come il resto degli italiani, mentre gran successo ha avuto, dagli anni ‘80 in poi, il Burraco.
Anche i tarocchi piemontesi, costituiti da 78 carte, vengono utilizzati per giocare (di carte, in questo caso, ne bastano 62). Esistono carte da 5, 4, 3 e 2 punti: il Mondo ne vale 5, così come il Re, la Donna 4, il Cavallo 3 fino alle carte da un punto.
Il gioco, dunque, ha una forte e radicata tradizione in Piemonte. Così come nel resto del mondo, non c’è cultura senza gioco, rappresentazione e metafora della natura umana.