L’emergenza Coronavirus, a Torino, mette in ginocchio anche il settore dei nidi privati, di famiglia e micronidi. Negli scorsi giorni il “Comitato Gruppi Servizi Prima Infanzia Piemonte” ha inviato al Presidente Alberto Cirio una lettera, per chiedere di “non dimenticarsi di un settore che ad oggi vede almeno 350 educatori in serie difficoltà e a rischio licenziamento o fallimento”.
Strutture appunto private, ma che ricoprono il ruolo fondamentale di provvedere alla copertura della domanda di posti nelle strutture per l'infanzia.
“La situazione – spiega Maristella Moffa, titolare del “Nido in Famiglia Maristella” di via Mazzini 4 - è molto critica. Certamente la cosa più importante è preservare la salute pubblica, però bisogna intervenire anche a nostro sostegno”. I nidi privati, così come le altre scuole, sono forzatamente chiusi dal 24 febbraio scorso e almeno fino al 3 aprile non potranno riaprire. Questo se verrà confermata la data di ritorno sui banchi, altrimenti il periodo è destinato ad allungarsi.
A differenza dei colleghi statali o comunali assunti, quindi, per un mese e mezzo rischiano di non percepire nessuno stipendio o quasi. Le tariffe per il servizio vanno dai 500 euro per i micronidi, a 700 euro per le strutture un po’ più grandi.
“Non – precisa Motta – ci sentiamo autorizzati a chiedere tutta la cifra, perché capiamo le difficoltà delle famiglie in questo momento: abbiamo però delle spese fisse da pagare ed in alcuni casi dipendenti”.
Da qui una serie di richieste al Presidente Cirio e alla sindaca Chiara Appendino, così come a tutte le forze del territorio. “Il nostro settore – spiega - ha bisogno di incentivi, ammortizzatori sociali, sussidi per le famiglie o quantomeno taglio delle tasse per i gestori. Questo anche per le partite Iva, sempre bistrattate, altrimenti i nidi privati alla lunga collasseranno”. “Sfatiamo un mito: non sono tutti ricchi gli utenti del nostro servizio, così come i gestori. Sappiamo che in questa crisi tutti saremo costretti a rinunciare a qualcosa per un obiettivo più grande e più importante, ovvero sconfiggere questo maledetto virus, ma se non ci aiutano rischia di fallire un settore di servizi fondamentale per la popolazione” conclude Moffa.