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Scuola e formazione | 28 maggio 2020, 15:00

“Riaprire a settembre, in presenza e in sicurezza”, le esigenze della scuola pubblica scendono in piazza davanti alla Regione

Cub Scuola, insegnanti, studenti e genitori chiedono l'assunzione dei precari e il blocco dei licenziamenti per ripartire con più classi. Una delegazione ricevuta dall'assessora regionale all'Istruzione, Elena Chiorino

“Riaprire a settembre, in presenza e in sicurezza”, le esigenze della scuola pubblica scendono in piazza davanti alla Regione

Riaprire a settembre, in presenza e in sicurezza”: si può riassumere in questo modo il presidio di protesta andato in scena questa mattina davanti alla sede della Regione Piemonte in Piazza Castello. Alla manifestazione, organizzata dalla Cub, hanno partecipato insegnanti, studenti e genitori per ribadire alle istituzioni le esigenze della scuola pubblica.

Diverse le richieste, tra cui provvedimenti per garantire il ritorno sui banchi: “Il taglio del numero di alunni per classe – spiega la coordinatrice provinciale Cub Scuola Giulia Bertelli è il punto fondamentale su cui ripartire: per essere vivibili devono essere al massimo da 15, ma i calcoli fatti sugli organici non hanno tenuto conto di questa necessità. La turnazione degli studenti è una scelta perdente, tutti devono essere a scuola e con più insegnanti”.

Secondo Bertelli questa possibilità verrebbe agevolata dall'aumento dei docenti: “Sul concorso per le scuole secondarie – prosegue – c'è bagarre assoluta: è necessario immettere più persone in ruolo attraverso una stabilizzazione dei precari a 36 mesi, per garantire cattedre durature. Servirebbe, inoltre, una moratoria sul blocco dei licenziamenti nella primaria perché molti insegnanti potrebbero non rivedere le proprie classi a settembre: questa situazione è inaccettabile, considerato il fatto che nel privato i licenziamenti sono stati bloccati per 5 mesi”.

Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dall'assessora regionale all'istruzione Elena Chiorino: da quanto emerge dall'incontro, la stessa avrebbe ritenuto di buon senso le proposte fatte per la riapertura in sicurezza a settembre, assicurando la loro presa in considerazione in vista della Conferenza Stato-Regioni.

Le stesse istanze sono portate avanti anche da chi sui banchi di scuola ci vuole tornare il più presto possibile: “Ad essere garantito – dichiara il presidente della Consulta Provinciale degli Studenti Pietro Mazzuccodeve essere anche il diritto allo studio, visto in che questi anni le spese per le famiglie sono continuate a crescere con sostegni insufficienti da parte dello Stato. La possibilità di bocciare i maturandi a cui non è stato permesso di recuperare le lacune dovute agli enormi limiti della didattica a distanza, inoltre, dovrebbe essere cancellata; al contrario, chiediamo programmi nazionali minimi sui quali tarare anche i test di ingresso universitari per far partire tutti dallo stesso livello”.

Nel mirino c'è proprio la didattica a distanza, giudicata portatrice di disuguaglianze: “Non può essere – conclude – il futuro, a marzo abbiamo scritto alla ministra Azzolina ma non abbiamo avuto risposte se non una dura repressione. A questo proposito, la mobilitazione proseguirà anche grazie alla congiuntura trovata con i lavoratori: il Governo ha dato 5 miliardi alle imprese ma non riesce a far arrivare 600 euro a chi è più in difficoltà, non pagheremo noi questa crisi”.

"Ritengo condivisibile la richiesta di coloro che hanno protestato, questa mattina, in piazza Castello; guardiamo all'Europa: Francia, Inghilterra e Germania, per esempio, hanno iniziato o inizieranno il percorso di riapertura, parziale o locale, delle scuole. La didattica a distanza è una soluzione di emergenza: non può diventare la nuova "normalità" di una scuola da romanzo distopico, che separa le persone e aumenta le distanze tra chi ha maggiore e minore disponibilità di mezzi, tecnologici o economici che siano" afferma il consigliere regionale Silvio Magliano.

 

Marco Berton

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