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Cultura e spettacoli | 22 settembre 2020, 09:09

E' il momento del Re/Start: dopo 6 mesi di chiusura, l'Astra riapre con "Niente di me"

Appuntamento venerdì 25 settembre alle 21 con il testo tradotto e diretto da Jacopo Gassmann

E' il momento del Re/Start: dopo 6 mesi di chiusura, l'Astra riapre con "Niente di me"

Re/Start, la Stagione settembre-dicembre 2020 di TPE - Teatro Piemonte Europa e Festival delle Colline Torinesi inaugura venerdì 25 settembre 2020 alle 21 al Teatro Astra, che riapre le sue porte al pubblico dopo sei mesi di chiusura.

L’apertura di stagione è affidata a una nuova, attesa Produzione TPE: Niente di me, del drammaturgo norvegese Arne Lygre, ritenuto da molti l’erede di Henrik Ibsen e di Jon Fosse e mai rappresentato prima sulle scene italiane. Il testo è tradotto e diretto da Jacopo Gassmann, per la prima volta impegnato in una regìa con un teatro torinese. Gli interpreti sono Sara Bertelà (che il pubblico di Torino ha già applaudito come Arsinoè in Molière / Il Misantropo di Valter Malosti e al Carignano in Una specie d’Alaska di Harold Pinter per Summer Plays), Michele Di Mauro e Giuseppe Sartori. Le luci sono firmate da Gianni Staropoli. Lo spettacolo è presentato in forma di studio e in prima nazionale, immediatamente a seguire il debutto di mercoledì 23 settembre alla Biennale Teatro di Venezia.

Nato nel 1968 a Bergen in Norvegia, Arne Lygre è considerato uno dei più importanti drammaturghi scandinavi. Ha pubblicato diversi romanzi prima di affermarsi come autore teatrale. Le sue opere sono state tradotte e rappresentate in diversi paesi: in particolare in Francia, dove Claude Régy al Théatre de l'Odéon e Stéphane Braunschweig al Théatre de la Colline hanno dedicato particolare attenzione al suo lavoro. Ha ricevuto il premio Brage 2004 e il premio Ibsen 2013. Dal 2014 al 2016 è stato il drammaturgo residente del Nationaltheatret di Oslo.

Uno spazio vuoto. Una donna e un uomo più giovane di lei. Si apre su una scena spoglia, il testo di Lygre. Sono lì, loro due, soli, entrambi lontani da un passato che si illudono di poter rimuovere. È un limbo sospeso fra ciò che è accaduto e ciò che sarà. Che potrebbe essere. Ogni cosa che l’uomo e la donna nominano prima o poi prende corpo: un tavolo, un divano, una camera con vista, il semplice desiderio di raggiungere il mare. Non è facile distinguere fra ciò che avviene per davvero e ciò che è solo affabulazione. Come nei processi onirici, la parola lascia alcune tracce in scena per poi cancellarle. Ma presto l'idillio d’amore si spezza. E il passato ricompare, costringendoli a fare i conti con le proprie ferite. Come Ibsen e Fosse, Lygre gioca con i fantasmi della mente. Dice Gassmann: «Nei testi di Lygre i personaggi si esprimono su più piani linguistici e temporali. Spesso parlano di loro in terza persona, si guardano dall’esterno. Declinano le loro relazioni al presente, ma allo stesso tempo sono abitati da voci del passato e proiettati verso un futuro che sembrano già conoscere, desiderare, temere».

comunicato stampa

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