La Flexider oggi ha comunicato, dopo l’assemblea dei soci americani (si tratta di una parte della multinazionale Imca), la cessata attività e la messa in liquidazione dello stabilimento di corso Romania.
"L’azienda lascerà a casa 24 famiglie - dicono dalla Fim Torino -: si tratta dell'ennesimo disastro torinese. Una doccia fredda, arrivata dopo che negli ultimi 4 anni l’azienda aveva sì avuto perdite rilevanti medie intorno agli 1,9 milioni di euro/anno, coperte dal gruppo con immissioni di liquidità. Ma tali perdite sono un calcolo medio ma il trend economico era in netto miglioramento, proprio quest’anno, con una forte diminuzione del debito che si attestava a circa 700.000/800.000 euro".
Un momento difficile, che arriva dopo un lungo periodo in cui i tagli al personale erano diventati un ritornello ricorrente. "Tutto il lavoro e gli sforzi fatti negli ultimi anni è stato vanificato da una completa mancanza di ordini a partire da marzo 2020 da parte del gruppo Leonardo e la svizzera Pilatus, nel campo Aereospazio oggi in crisi di settore mondiale - aggiungono i sindacalisti guidati dal segretario provinciale Davide Provenzano - e Flexider come altre realtà pagano le conseguenze a caro prezzo. Questo doveva essere l’anno della ripresa, erano in programma a inizio anno nuove commesse mirate a rafforzare la posizione reddituale aziendale ma, causa Covid, anziché rafforzarsi e crescere, gli ordini si sono azzerati con una programmazione di ripresa allungata troppo in là nel tempo, visto che si parlava del 2024".
"Nella fase Covid, marzo/settembre 2020, abbiamo gestito l’utilizzo degli ammortizzatori sociali con accordi sindacali che prevedevano l’anticipo da parte aziendale, rotazioni dei lavoratori, oltre alla possibilità di utilizzo di ferie e permessi per non abbassare i salari dei lavoratori. Ora appresa la notizia devastante e inaspettata opereremo per la salvaguardia occupazionale di tutti e 24 i dipendenti, attualmente in carico, con tutti gli strumenti a nostra disposizione coinvolgendo anche le istituzioni torinesi per questo ennesimo stillicidio delle nostre realtà
produttive locali che troppo spesso sono lasciate sole al loro destino per una mancanza completa di politiche industriali del territorio mirate alla tutela delle aziende ma ancor più dei lavoratori, i primi a pagare il conto", garantisce Fabio Militto, di Fim Torino.