Dopo 15 anni, Paratissima cambia e si rinnova ripensando il classico modello di fiera d’arte, per sperimentare un nuovo format espositivo per artisti indipendenti e gallerie più sostenibile e flessibile. Anziché cinque giorni concentrati in una sola settimana, durante l'Art Week di Torino, l'evento estenderà la sua durata su circa due mesi, fino all'8 dicembre, offrendo di volta in volta al pubblico contenuti nuovi e diversi. Paratissima, simbolo della creatività in costante movimento, diventa così a tutti gli effetti una stazione d'arte: da punto di incontro, di partenza o di arrivo a matrice di scambi e relazioni, nonché luogo di transito e di libera circolazione per l'arte e le sue nuove proposte. L'invito è di salire a bordo dei “treni” di volta in volta proposti per compiere un viaggio di scoperta sempre diverso, oltrepassando idealmente quei limiti imposti dalla onnipresente linea gialla, forma mentis necessaria per avvicinarsi e comprendere l'arte contemporanea.
La prima tappa è Nice & Fair - Contemporary Visions, visibile fino al 1° novembre negli spazi dell'ARTiglieria (piazzetta Accademia Militare 3), che accoglie, in primo luogo, le 5 mostre collettive, con il coinvolgimenti di oltre 80 artisti, curate dagli 11 allievi del corso per curatori N.I.C.E. – New Independent Curatorial Experience.
Sono poi 8 i progetti individuali curati di 30 artisti indipendenti per I.C.S. – Independent Curated Spaces. “Pensiero in bianco e nero”, a cura di Luciano Seghesio, è una collettiva di 10 artisti che mette in mostra la coscienza dei due colori come opposti. “Assembramenti” di David Delruelle, a cura di Cécile Angelini, si ispira a una delle parole chiave della pandemia per mostrare come l'arte contemporanea sia piena di assembramenti. L'artista, maestro della riunione di elementi eterogenei, propone dei collage cartacei e digitali che immergono i personaggi nell'astrazione di forme geometriche colorate inquietanti. In “Spazio interiore”, a cura di Raffaella Sattin, Valeriano Lessio mostra uno spazio interiore dove le emozioni emergono e prendono vita grazie ad accostamenti di colore, alle macchie e alle linee che esprimono un’interiorità soggettiva che esternandosi diventa un linguaggio decodificabile ed universale. Oggetti vintage, bambole vittoriane, materiale d'arredo e disegni a carboncino sono alcuni degli elementi usati da Silvia Ottobrini per raccontare storie di vite passate in “In.dolore”, a cura di Giulia Giglio e Paolo Lolicata. Nelle quattro collettive, infine, curate da Agnese Bumbaca e Luigi De Rosa, “Poptones”, riunisce 5 artisti che declinano mediante stili differenti l'estetica pop; in “Ignes Fatui”, i soggetti delle opere esposte di 5 artisti evocano un'atmosfera al tempo stesso seducente e inquietante, attraverso tinte cupe e oscure; ne “La forma del tempo” narrazione astratta, colore e segno informale sono elementi costanti che mutano però di volta in volta per la diversa rappresentazione del tempo offerta da 4 artisti; la tecnica del collage è invece alla base dei lavori dei 3 artisti in mostra con “Collage de papier”.
“L’Immortalità” è il progetto di pittura installata di Lorenzo Puglisi, curato da Luca Beatrice, formato da quattro grandi quadri dal titolo “Natività” e “Annunciazione”, pensato ad hoc per il suggestivo galoppatoio dell’ARTiglieria. Biellese di nascita, bolognese di adozione, Puglisi rappresenta una delle voci più interessanti ed originali della pittura italiana delle generazioni più recenti. I suoi dipinti sono dominati dalle cromie del nero, colore acceso, luminoso, vibratile, mai sordo, da cui emergono frammenti di figure e corpi. Il suo lavoro, ancora una volta, affonda le radici nella storia della grande pittura italiana, ispirandosi ai maestri del Rinascimento e del Manierismo, senza mai citarli. In un ideale corto circuito tra attualità e storia, Puglisi ospita all'interno della sua mostra personale la scultura “L’Immortalità” di Achille Alberti, realizzata nel 1923: un bronzo di oltre due metri di altezza, già monumento ai Caduti di Lanzo d’Intelvi, presenza quanto mai evocativa e simbolica a partire dal titolo.
Eleonora Gugliotta, vincitrice del Paratissima Talents Prize 2019, nella sua personale "Scorie Microcosmiche" curata da Paolo Lolicata e Laura Pieri vuole portare lo spettatore in una dimensione onirica e immaginifica attraverso le sue architetture tessili e, allo stesso tempo, invitarlo ad osservare con una lente di ingrandimento le micro-realtà che si celano dietro grovigli di peli e capelli, filamenti, veri e propri avvolgenti macrocosmi. Riflettendo sulla società contemporanea la sua indagine è volta ad esplorare la sfera intima e più profonda degli individui.
Sono 6 i progetti installativi “fuori misura” site specific selezionati per Think Big!, il progetto espositivo dedicato a grandi opere d'arte, non solo per forma ma anche per contenuti e messaggi.
La “Vicina Grotta dei Ricordi” di Giulio Locatelli induce lo spettatore a sentirsi un viaggiatore volto a intraprendere un viaggio verso uno spazio, verso una dimensione intima, interiore, insita in ciascun individuo, in cui ognuno può ritrovare ciò che è ed è stato. “L.R.A.D.” di Giampaolo Parrilla pone le persone davanti a delle scelte per dimostrare che l’approvazione, come il consenso, segue la logica dell'immediatezza. L’artista lavora attraverso la strutturazione di spazi pittorici ambientali con la costruzione di cicli di dipinti con una prospettiva atmosferica, di ripetizione e di movimento. In “Stock” di Daniele Accossato, opere dal valore inestimabile vengono rapite, legate, imbavagliate e rinchiuse in contenitori angusti, pronte per essere stoccate e poi spedite. Ma la chiave di lettura risiede non tanto nel soggetto scultoreo, quanto nella sua “cornice”, il contenitore da trasporto, casse o gabbie in legno che sono allo stesso tempo prigione e protezione e invitano a chiedersi se è davvero possibile che l'Arte sia anche merce. In “Graft Room” di Simone Benedetto, recipienti dal contenuto oscuro, svuotati o forse riempiti dall'essenza stessa del corpo ospitante, sono protagonisti di una gemmazione che si insinua tra umano e manufatto, presupponendo una comune cooperazione alla vita nonché una dipendenza reciproca. “Tempio industriale: Libera nos a societate spectaculi” di Valerio Perino è un’installazione che rappresenta un immaginario rifugio spirituale dalla decadenza morale della società occidentale contemporanea. “Un pezzo d’acqua” di Orecchie d'asino è un processo che compone e scompone la pratica stessa giocando con i vari linguaggi e significati.
Infine, Astrazione 1X5, mostra proposta dall’associazione Juliet per Paratissima è indice di un confronto tra cinque autori diversi per formazione e per provenienza geografica (Elisabetta Bacci, Nino Barone, Bonomo Faita, Carlo Fontana, Mirko Rajnar) e che, sebbene di primo acchito sembrino rispondere a istanze emotive distanti fra loro, in seconda battuta denotano nel loro linguaggio espressivo delle note comuni legate alla dinamica di forme astratte o più semplicemente a-figurative.