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Centro | 03 novembre 2020, 06:00

Menzogne a rotelle...

Ovviamente, da buoni cittadini ci adeguiamo, obtorto collo, a queste inique decisioni che non solo non risolvono il problema, ma penalizzano chi si è onestamente e scrupolosamente adeguato alle richieste operative.

Menzogne a rotelle...

Vorrei tanto scrivere qualcosa di Torino vs Lazio, ma fare un copia/incolla dell'articolo della scorsa settimana dopo il Sassuolo, mi sembra inelegante e trovare qualcosa di originale da mettere nero su bianco, è impresa ardua assai, tale da levarmi la voglia di scrivere, dopo che già ho perso quella di vedere il Torino FC.

Così scrivo qualcosa di politico, riguardo alla decisione che fluttua nell'aria, ormai stantia, del millesimo DPCM di questo penoso governo Conte due, che prevederebbe la chiusura dei musei, quali presunti punti di diffusione di questa maledetta pandemia cinese che da quasi un anno ha stravolto le nostre esistenze.

Ovviamente, tra i musei, ci sarebbero anche i musei di calcio, tra cui il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata.

Come tutti ben sanno, i musei, specie nell'ora di punta, sono sovraffollati di persone che si accalcano una sull'altra , prive di mascherina e di qualsiasi distanziamento e precauzione. Tutto il contrario di quanto si verifica sui mezzi del trasporto pubblico locale, in cui la gente rispetta il limite massimo della capienza prevista, indossa la mascherina e non si accalca.

Se la nota ironica, sconfinante nel caustico si coglie, non mi stupisco, ma anzi, me ne rallegro, sebbene amaramente.

Ci hanno fatto spendere soldi per una sanificazione, sa Dio perché, essendo noi stati chiusi per tutto il periodo del lockdown, ed essendoci sentiti ripetere che dopo 48/72 ore il virus sugli oggetti muore, pensavamo dopo due mesi di chiusura forzata di essere al sicuro.

Ci hanno fatto spendere soldi per mettere una barriera di plexiglas alla biglietteria.

Ci hanno fatto spendere soldi per riempire il museo di segnaposti dove far fermare i visitatori nelle singole postazioni della visita.

Ci hanno fatto spendere tempo e fatica per riorganizzare i turni e rimodulare le visite.

A questo punto, ottemperato a tutti gli obblighi di legge, soddisfatti tutti i capricci del legislatore aspirante stregone, eravamo convinti di poter ricominciare ad operare in sicurezza. Invece no.

Capisco perfettamente che per il governo sia molto più facile dire al privato “così non va, chiudi”, piuttosto che spendere tempo, soldi e fantasia a cercare soluzioni per tutte quelle situazioni, come proprio il TPL, che dipendono dal governo medesimo, ritenendo meglio buttare soldi nel cesso per provvedimenti demagogici quanto inutili, come i bonus monopattino e bicicletta ed i banchi a rotelle.

Ma francamente hanno rotto le scatole.

Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che i musei siano luoghi di sviluppo di focolai infettivi, cosa invece ampiamente dimostrabile per il TPL, ma in alto loco si è deciso altrimenti, preferendo punire il privato ed assolvere il pubblico.

Ovviamente, da buoni cittadini ci adeguiamo, obtorto collo, a queste inique decisioni che non solo non risolvono il problema, ma penalizzano chi si è onestamente e scrupolosamente adeguato alle richieste operative. Ma non pensino di farci fessi.

Un antico proverbio piemontese, dice che “ji sgnôr as pisô a col, ma a disô ca sôn strasiuà”, ovvero “i signori si pisciano addosso ma ti dicono che sono sudati”. Per buona educazione facciamo finta di credergli, ma il puzzo delle loro menzogne parla abbondantemente per loro e racconta chiaramente del loro fallimento, nei confronti di una seconda ondata annunciata ma sottovalutata, di cui ancora una volta è la povera gente a pagare il prezzo, per gli errori e la saccenza di chi sta nella stanza dei bottoni.

Domenico Beccaria

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