Il professor Silvio Brusaferro, rappresentante legale dell’Istituto Superiore di Sanità, ha spiegato nel pomeriggio di oggi da quali basi scientifiche si è mosso il Governo con l'ultimo Dpcm, che ha fatto finire il Piemonte in zona rossa. E subito ha specificato: "Oggi l'obiettivo è riportare la diffusione del virus su velocità controllata, ma tutto il percorso fatto da maggio in avanti è stato condiviso con le regioni".
Una frase che vuole dare una risposta a quei governatori che hanno accusato il Governo di aver fatto scelte penalizzanti per alcune regioni a scapito di altre: "Quando siamo entrati in una fase di transizione, dopo aver superato la prima emergenza, da maggio abbiamo creato una cabina di regia che fa da riferimento all ministero della Salute, che fa analisi del rischiuo su base settimanale, con uno scambio di dati condiviso tra livello centrale e regionale".
"Dopo un periodo più tranquillo, durante l'estate, da ottobre c'è stato un passaggio di fase, che ha segnato una acutizzazione dei problemi. L'ultima fotografia è quella di venerdì scorso, su cui abbiamo lavorato e sulla quale stiamo ancora ragionando, in attesa che venga attualizzata nei prossimi giorni", ha aggiunto Brusaferro.
"Ci sono una moltutidine di dati su cui lavorare, da parte dei dipartimenti di prevenzione del Ministero della Salute, che li elabora e poi li inoltra alle Regioni. C'è un tempo necessario per stabilizzare il dato che coinvoge anche il Comitato Tecnico Scientifico", aggiunge ancora Brusaferro. "Siamo alla 24esima settimana di lavoro, da maggio, per monitorare questa situazione con una cabina di regia. D'estate la situazione era più tranquilla mai si era già iniziato a pensare come gestire una seconda ondata: con Rt inferiore ad 1 più gestilbie, quello un pò più complicato da 1 a 1,25 per arrivare a quello in cui il virus corre molto, oltre l'1,5".
"Si sono combinati strumenti che, già dal 12 agosto, avevano delineato un possibile scenario: ci sono i documenti che lo provano, con una circolare in cui si certificavano i diversi livelli di rischio, con tutti gli strumenti che consentivano di individuare gli strumenti più adatti da utilizzare. Una specie di manuale da poter utilizzare", ha spiegato Brusaferro. "C'erano diveri tipi di classificazione del rischio, da basso a moderato ad alto a molto alto. E, per ogni livello di rischio, le misure ad hoc da utilizzare, a seconda di come evolve lo scenario di rischio".
"Non c'era nulla da inventare, a quel punto, ma solo misure da seguire e da adottare", ha aggiunto Brusaferro. "Nell'ultima settimana si sono evidenziate situazioni di rischio alto per alcune regioni, di rischio più moderato per altre. E ogni Regione ha ricevuto dal Ministero della Salute una valutazione sugli indici di rischio".
"Su questo impianto si inseriesce l'ultimo Dpcm, che introduce ulteriori livelli di priorità, che introducono il livello di criticità elevato sul quale intervenire, con il livello dell'Rt da monitorare, se si supera l'1,5. Su questa base si è evidenziata una classificazione del rischio elevata per alcune Regioni, ma le valutazioni sono state sempre condivise con le Regioni stesse durante tutto il percorso di queste 24 settimane", ha concluso Brusaferro.
"Abbiamo dai primi di ottobre un quadro che parla di azioni da dover necessariamente intraprendere", ha poi aggiunto il professor Gianni Rezza, rafforzando il concetto. "La Calabria ha un Rt molto alto, questo spiega la scelta della zona rossa, perché questa situazione di Rt alto porterà presto ad un incremento notevole dei casi, che potrebbe mettere in crisi il sistema sanitario".
Poi Rezza ha ricordato l'alto numero dei casi registrato dalla Lombardia, provando però a dare un minimo di ottimismo: "La fotografia è questa adesso, Tra due settimane ci potrà essere anche una escalation verso il basso della curva, ma per ora dobbiamo ragionare su questi che sono i dati in nostro possesso".