Sono passati oltre vent’anni da quando il Piemonte faceva per la prima volta il suo trionfale ingresso sul palcoscenico UNESCO con i primi siti riconosciuti, le Residenze Sabaude (1997). A queste si aggiunsero, col tempo, il Sacro Monte di Belmonte (2003), le Palafitte del Lago di Viverone (2011), i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato (2014) e, recentissima, Ivrea Città Industriale del XX Secolo (2018). Adesso nel capoluogo si torna a discutere di questi cinque riconoscimenti collezionati, con l’obiettivo di rendere il giusto merito al territorio ospitante dandone una visibilità finora carente.
“Questo patrimonio a oggi non è stato sufficientemente valorizzato. Serve un piano di comunicazione diffuso, per segnalare e informare che la città è un Patrimonio dell'Umanità, oltre che sede di creatività e di un paesaggio naturale da salvaguardare”. A dirlo è il consigliere comunale Francesco Tresso (Lista Civica per Torino), che ha rilanciato e ampliato un ordine del giorno presentato qualche settimana fa da Augusto Montaruli (Leu) in Circoscrizione 8, e approvato all’unanimità.
“È necessario - continua - rendere i cittadini orgogliosi di far parte di una comunità che possiede valori artistici, culturali, paesaggistici così importanti. Una risorsa turistica che non può che avere effetti positivi sul territorio”.
I Palazzi Reale, Madama, Chiablese e Carignano, l’Armeria Reale, l’Archivio di Stato e il Palazzo della Prefettura; la Cavallerizza Reale, l'ex Accademia Militare, l'ex Zecca di Stato, la facciata del Teatro Regio, il Castello del Valentino e Villa della Regina. Questi i siti racchiusi soltanto nella città di Torino, cui si aggiungono, in provincia, il Castello di Moncalieri, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, la Reggia di Venaria, il Borgo Castello alla Mandria, il Castello di Rivoli e quello di Agliè.
“Purtroppo non è segnalato in alcun modo in città, sia all’ingresso e sia in prossimità dei luoghi insigniti, l’orgoglio di essere patrimonio dell’umanità e luogo facente parte di un’ecosistema da salvaguardare - sottolinea Montaruli -. Trovo scandaloso manchino addirittura delle targhe con brevi didascalie di riconoscimento. I cittadini meritano una maggiore cura dei loro beni, così come tutti i turisti che vengono a visitarci”.
Ad avvalorare l’esigenza di un maggior prestigio uniformemente riconosciuto, uno degli ultimi titoli guadagnati da Torino, quello di Creative City per il Design nel 2014. Oltre all’inserimento, nel 2016, del Parco Collina nel programma MAB (Man and biosphere program) dell’UNESCO.
In concreto, queste le richieste avanzate: “avviare, di concerto con la Città Metropolitana e la Regione Piemonte, un programma di valorizzazione della città come Bene UNESCO”, concertare con Turismo Torino e Provincia itinerari turistici mirati e porre indicazioni segnaletiche e digitali in corrispondenza delle Residenze Sabaude.
Ma il discorso è estendibile ben al di fuori dei confini già tracciati. Fino a raggiungere i forti di Exilles e Fenestrelle, nelle Valli di Susa e Chisone, due dei tanti edifici eretti a scopo difensivo in epoca medievale che costellano l’intero arco alpino piemontese e valdostano. “La loro sistematicità funzionale - sottolinea Tresso in un altro ordine del giorno, da discutere in consiglio -, unita alla sostanziale unicità nel panorama storico-architettonico nazionale ed europeo, rende questi gioielli ideali per una candidatura UNESCO”.
“È importante indagare la dimensione metromontana di Torino - sottolinea ancora Tresso -. Sicuramente i giochi olimpici invernali hanno investito molto, ma senza creare reali possibilità di allargamento tra Torino e le aree limitrofe. Bisogna ragionare su come favorire la rinascita delle economie locali dei comuni montani e fornire sedi per attività di formazione”.
La richiesta è quindi di stimolare, in collaborazione con la Regione Piemonte e la Regione Valle d'Aosta, “l'istituzione di un Comitato promotore che valuti le azioni da intraprendere e le potenziali ricadute sul territorio, per la costruzione di un dossier di candidatura per i forti alpini piemontesi e valdostani a patrimonio UNESCO”, e avviare un dialogo con UNCEM “per concertare modalità di coinvolgimento dei comuni interessati dall’iniziativa”.
“Le fortificazioni potrebbero essere straordinari fuochi d’interfaccia tra il sistema metropolitano torinese e il mondo della montagna, non solo nell’ottica turistico-culturale , ma anche come luoghi di produzione di economie locali e innovazione culturale - ha precisato Antonio De Rossi, direttore del Centro di Ricerca IAM, Istituto di Architettura Montana del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino -. Ad esempio a Exilles sarebbe interessante insediare un nuovo competente center sulla base di quello ora attivo a Mirafiori”.