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Politica | 08 gennaio 2021, 07:10

Emergenza abitativa a Torino ai tempi del Covid, morosità al 31% nelle case popolari

Il presidente Atc Emilio Bolla ha presentato i dati relativi al 2020: picco del 35% in piena emergenza pandemia. "Ci impegneremo a migliorare la manutenzione"

La sede di Atc Torino

Il Covid ha fatto sentire i suoi effetti anche nel mondo delle case popolari torinesi

Nel 2020 l'emergenza abitativa non ha risparmiato una larga fetta di torinesi, anzi, durante l'emergenza Covid-19 si è aggravata colpendo particolarmente gli inquilini degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. A confermarlo sono i dati presentati in Commissione Diritti e Pari Opportunità dal presidente di ATC Emilio Bolla, che hanno visto salire la morosità complessiva nella case popolari stabilizzarsi al 31% con picchi del 35.

Per far fronte a questo vero e proprio allarme sociale, lo stesso Bolla ha confermato un impegno diretto in primo luogo alla manutenzione degli alloggi: “Il nostro lavoro - ha dichiarato – è stato indirizzato nella creazione di una task force che, durante l'ultimo periodo, è riuscita a consegnare su tutto il territorio della Città Metropolitana circa 500 appartamenti sistemati in manutenzione ordinaria. Grazie agli incentivi dell'ecobonus 110%, inoltre, abbiamo l'obiettivo di ottenere un efficientamento energetico in grado di abbattere i costi delle utenze”.

Sollecitato dai consiglieri, Bolla si è poi soffermato sulla situazione delle occupazioni abusive, per cui è stato recentemente firmato un protocollo d'intesa con Prefettura, Città e Regione: “Non dobbiamo – ha ammesso – tollerare i fenomeni di illegalità che, oltretutto, danneggiano diritti di terzi: il tavolo tecnico avviato punta a bloccare le occupazioni e ogni ente si sta impegnando per prevenirle. Gli interventi, a proposito, potrebbero riguardare anche l'installazione di sistemi di allarme e videosorveglianza negli alloggi ritenuti più a rischio”.

Gli uffici comunali hanno invece posto l'accento sulle risorse investite: “Nel 2020 - ha spiegato la direttrice del settore servizi sociali Monica Lo Casciosono stati liquidati 4 milioni e 150 mila euro tra manutenzione ordinaria e straordinaria, a cui andranno ad aggiungersi 9 milioni provenienti dal bando CIPE da utilizzare sia sul patrimonio ATC che su quello della Città; gli stessi dovrebbero garantire il rilascio di nuovi alloggi a fronte del protocollo sulle occupazioni e di misure di accompagnamento verso le strutture di housing sociale”.

L'intenzione futura è quella di analizzare altri aspetti dell'emergenza abitativa: “Siamo impegnati - ha concluso Lo Cascio – sul fondo di sostegno alla locazione, per cui abbiamo elaborato circa 21mila domande, studiando forme di partecipazione ai bandi sempre più accessibili. Per quanto riguarda le abitazioni private, infine, punteremo a consolidare i tavoli di confronto e mediazione tra i rappresentanti dei proprietari e degli inquilini con l'obiettivo di evitare gli sfratti di famiglie e persone in situazione di fragilità, mentre sulle convenzioni stiamo approfondendo nuovi modelli”.

E sull'argomento Silvio Magliano (Moderati) commenta: "La sospensione delle procedure di sfratto non esaurisce il problema della crisi di morosità, emersa in tutta la sua drammaticità. C'è infatti anche l'altro lato della medaglia, del quale la politica deve farsi carico: quell'ampia platea di centinaia e centinaia di piccoli proprietari per i quali l'affitto mensile incassato dall'inquilino è parte integrante del reddito. Ora queste persone, vincolate dal blocco degli sfratti, rischiano di non farcela più ad andare avanti. La politica deve rispondere anche alle esigenze di cittadini sui quali grava la forte pressione fiscale dell'IMU e di un ceto medio (non parliamo certo di alti tenori di vita) che rischia di essere ulteriormente depauperato"

Il blocco degli sfratti appare una disposizione iniqua, secondo Ape Confedilizia Torino: "L’ulteriore proroga. disposta con il Decreto Legge n. 183 del 31 dicembre 2020  fino al 30 giugno 2021, porta la sospensione dell’esecuzione degli sfratti a quasi un anno e mezzo per immobili appartenenti, nella massima parte, a famiglie di piccoli risparmiatori che integrano la pensione già insufficiente, con il canone di locazione dell'immobile, frutto dell'investimento della liquidazione alla fine del rapporto lavorativo. Un provvedimento che limita il diritto di proprietà privata, visto che di fatto si requisiscono immobili privati, di piccoli proprietari, privi di un adeguato meccanismo di risarcimento e obbligati a pagare l’IMU".

Secondo Confedilizia il blocco degli sfratti "indurrà molti proprietari ad abbandonare l’affitto tradizionale, a svantaggio delle famiglie in cerca di casa e il mercato immobiliare sarà paralizzato. Si preferirà tenere la loro casa vuota, in attesa di cederla a un figlio e altri ancora proveranno a vendere il proprio immobile, con effetti sociali negativi". Pr questo, Confedilizia sta studiando l'ipotesi di ricorrere alla Corte Costituzionale, "essendo la norma affetta dal sospetto di grave vizio di incostituzionalità".

Marco Berton

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