I Musei Reali ospitano, al primo piano della Galleria Sabauda, fino al 12 dicembre, l’opera di Orazio Gentileschi Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Un'occasione unica per un confronto diretto con l’Annunciazione, capolavoro dello stesso artista, celebre seguace di Caravaggio, già presente nel polo museale.
Un'iniziativa che si inserisce nel Piano Strategico triennale dei Musei Reali presentato lo scorso giugno, per consolidare e ad ampliare l’esperienza culturale attraverso nuove narrazioni delle collezioni.
I due capolavori di Orazio Gentileschi a confronto
Il confronto tra le opere di Gentileschi, uno dei pittori più acclamati a cavallo tra Cinquecento e Seicento, permette di accostarsi al suo metodo di lavoro, il riutilizzo di cartoni o di lucidi per comporre singole figure o intere scene. Il volto di Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, dipinto tra il 1615 e 1620 e proveniente dal monastero di San Francesco al Borgo di Todi dove fu ritrovato nel 1973, ritorna con attitudine simile in quello della Vergine nell’Annunciazione di Torino, donata dallo stesso artista al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623 e oggi esposta nella Galleria Sabauda.
Nella prima opera, Cecilia, aristocratica romana che si convertì al cristianesimo e subì il martirio per decapitazione intorno al 230 d.C., ha il capo coronato di fiori, simbolo di castità, e sfiora con le dita la tastiera di una spinetta, accompagnando con la musica il tacito canto di preghiera, ispirato dalle note dello spartito offertole da un angelo. L’esistenza di un unico modello figurativo, reinterpretato con lievi varianti, è evidente dalla comparazione con l’Annunciazione. Una lettera inviata insieme al dono rivela la consapevolezza di Gentileschi dell’altissima qualità dell’opera e il suo desiderio di accattivarsi i favori del duca per essere chiamato al servizio della corte torinese, sottolineato anche dalla scelta del soggetto, un vero e proprio omaggio ai Savoia, che si erano fregiati dell’ordine cavalleresco dell’Annunziata.
Nella tela di Perugia le figure emergono dall’oscurità, investite da una luce che esalta la definizione del disegno e accende i valori cromatici della veste rossa di Cecilia, della sua candida camicia e della tunica ocra dell’angelo; la regia si fa invece più complessa nella tela torinese, dove il chiarore naturale della luce divina penetra nella stanza, svelando i dettagli dell’ambiente domestico. Nella scelta compositiva, nel sapiente uso della luce e nell’utilizzo di una gamma cromatica elaborata e preziosa, Gentileschi riesce a coniugare con grande abilità l’impostazione arcaica, derivata dalla tradizione quattrocentesca fiorentina, con le novità del realismo caravaggesco e della lezione fiamminga, da Rubens a van Dyck.
Pagella: "Il Green Pass non ha allontanato il pubblico"
"Il Green Pass non ha fermato o allontanato il pubblico dai musei. Forse perché si tratta di un pubblico di persone che si vaccina senza difficoltà, sia che si tratti di italiani o di stranieri. Da quando è operativo abbiamo raggiunto quasi i numeri pre Covid del 2019 e non abbiamo avuto particolari problemi". Così la direttrice dei Musei Reali Enrica Pagella rispetto all'introduzione del lasciapassare sanitario per l'ingresso nei luoghi di cultura.
"Abbiamo avuto qualche problema sui social - aggiunge -, dove siamo stati accusati di esser fascisti e assassini perché vincolavamo l'entrata come da legge. Ma io credo che tutela massima della salute delle persone e cultura debbano camminare fianco a fianco".