Sette lettere ricevute, e non viste, più una scritta finalmente dai protagonisti che segna il superamento di una condizione di passività, paura e isolamento. La lettera con il suo messaggio di speranza, arriva da un territorio di separati dal mondo e di separati tra loro, anche per questo assume particolare intensità per noi, cittadini liberi ma alle prese con un momento di grande incertezza e difficoltà.
Lo spettacolo SETTE LETTERE PIÙ UNA è il risultato del laboratorio teatrale condotto a Torino dalla Compagnia Teatro e Società, con la Scuola sui Mestieri del Teatro nell’ambito del progetto “PER ASPERA AD ASTRA come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza” coordinato da ACRI e sostenuto a Torino e a Genova dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.
L’iniziativa, avviata a livello nazionale 4 anni fa col supporto di 12 fondazioni, vede il coinvolgimento, in 13 istituti di pena, di circa 250 detenuti in percorsi di formazione artistica e professionale sui mestieri del teatro.
Il laboratorio, iniziato a ottobre 2020 con il sostegno organizzativo e la collaborazione dell’IPIA Plana – Casa Circondariale di Torino e del Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, ha coinvolto circa 20 detenuti che, nonostante le difficoltà della pandemia, hanno potuto partecipare alle attività per l’allestimento: dall’illuminotecnica alle scenografie.
SETTE LETTERE PIÙ UNA è stato ideato da Claudio Montagna insieme ai detenuti ed è ispirato ai loro pensieri raccolti in lettere e poesie. Per problemi connessi con la pandemia SETTE LETTERE PIÙ UNA non può essere rappresentato da loro in carcere ma sarà portato in scena da attori professionisti il 10 ottobre alle ore 21 alle Fonderie Limone di Moncalieri.
«Per la prima volta dopo quasi trent’anni di laboratori teatrali in carcere, ci siamo trovati di fronte all’impossibilità di creare quell’incontro prezioso tra città e carcere che completa i laboratori, ma non abbiamo voluto rinunciare a trasferire il loro messaggio – spiega il regista Claudio Montagna – disperdendo, in più, il risultato di un grande impegno che tutti: la Direzione e gli Agenti di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale, l’IPIA Plana, il Teatro Stabile, la Fondazione Compagina di San Paolo hanno voluto mettere in campo per superare ogni difficoltà del momento. E anche questo è un segnale che la performance vuole dare alla città».
SETTE LETTERE PIÙ UNA parla, attraverso storie di pirati e fuggitivi, di isolamento, di paura dell’altro, di fuga dal male, di ricerca di un rifugio, di bisogno di pace e serenità sulla via di una crescente consapevolezza verso il cambiamento. Il Male c’è e non ci si salva da soli è il messaggio di cui i detenuti si fanno portatori importanti in quanto autori, e vittime, del male ma che riguarda tutti e diventa centrale nell’uscita da una pandemia che richiede una nuova capacità di scoprire l’umanità dell’altro, i suoi sentimenti e valori e, infine, simbolicamente e anche più materialmente, come spiega lo spettacolo, l’indispensabilità dell’altro.