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Attualità | 03 novembre 2021, 07:44

Da Abramovic a Kentridge, passando per Boltanski: alla Gam un nuovo percorso con 56 opere dei "big" internazionali (VIDEO)

Si tratta di lavori quasi mai esposti, che saranno visibili al pubblico nell'esposizione "Una collezione senza confini. Arte internazionale dal 1990"

"1610", Laurent Grasso

"1610", Laurent Grasso

Non si vedevano da anni o addirittura non si erano mai viste. Sono le 56 opere di 33 grandi artisti esposte nel rinnovato spazio delle collezioni permanenti del Contemporaneo, a partire dal 3 novembre. 

“Una collezione senza confini. Arte internazionale dal 1990” è il nuovo percorso espositivo curato da Riccardo Passoni per mostrare i contenuti della Gam che purtroppo per questioni di spazio non sono sempre visibili, ma conservate nei depositi e nei magazzini della galleria. 

Pezzi di autori di calibro internazionale, come Marina Ambramovic o William Kentridge, degli ultimi trent’anni e acquistati negli ultimi 25 anni grazie al contributo di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. 

“E’ uno degli appuntamenti che abbiamo organizzato per dimostrare il peso di queste collezioni che non sono visibili” spiega il direttore Riccardo Passoni

Alla Gam un problema di spazi 

Torna quindi la quesitone degli spazi per la Galleria di Arte Moderna di via Magenta. La struttura ideata da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti, inaugurata nel 1959, conta circa 50 mila opere e gli ambienti non bastano per dare visibilità a tutto questo patrimonio artistico e culturale. 

"Avremmo bisogno a questo punto di ragionare su diversi spazi da integrare, è una cosa che noi abbiamo chiara da vent’anni” conferma il direttore. 

“Il nostro museo ha un DNA internazionale dalla Seconda Guerra Mondiale che continuiamo a perseguire. Valeva la pena ricordare questa attività”. 

 

In mostra

Una collezione internazionale che si divide in diversi nuclei. Il corpus di 56 opere appunto a partire dagli anni ’90 fino agli 2000. E così si passa dalle Pleaidi a neon di Laurent Grasso in “1610”, realizzate proprio da un disegno del 1610 di Galileo Galilei, ai pensieri che escono come delle radici da una scultura in marmo di Marina Abramovic. E poi ancora le grandi installazioni di Tony Cragg “Figure di Bromuro” con un chiaro rimando alla lezione di Morandi, alla nuova arte espressionista di Gerog Baselitz con “Gut Grau”, per passare a una sezione dedicata ai “traumi”: il trauma di chi vive nella tundra nell’arte di Sean Scully “Muro di luce Tundra Bianca”, il trauma dell’inurbanizzazione, di chi è costretto a vivere in ambienti ristretti, nell’installazione di Ilya ed Emilia Kabarov “Dormo nel frutteto”, ma anche il trauma della deportazione, nell’opera di Christian Boltaski “Containers” e “Children”. A fianco a questi temi più leggeri, letteralmente, come la serie fotografica “Up, Down, Charm, Strange” di Cornelia Parker, dedicata alla rappresentazione di semplici piume: da quella del cuscino di Freud alla giacca di Rebecca Steves, prima donna britannica a scalare il Monte Everest. 

Luigi Ontani in Wunderkammer

Sempre a partire dal 3 novembre la Wunderkammer si apre per la prima volta a una mostra di arte contemporanea con le opere di Luigi Ontani. Nato a Vergato nel 1943, Ontani ha da sempre realizzato Camere delle Meraviglie a partire dagli anni Sessanta quando compose la “Stanza delle Similitudini”. In mostra alla Gam fino al 30 gennaio sono 130 opere su carta a cui l’artista si è dedicato negli ultimi due anni, ultimando e dipingendo disegni a china realizzati degli anni Ottanta e Novanta. 

Il fiore sensuale dell’Alam Jiwa (in balinese Natura dell’Anima), da cui prende il titolo la mostra, è una trasfigurazione di se stesso e adorna ben 18 acquerelli. Il corpus di opere si compone poi di diverse serie, tutte legate da un’unica ghirlanda allegorica do figure del mondo Occidentale e Orientale. 

Chiara Gallo

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