Lembi di pelle, imperfezioni e parti del corpo che si ingrandiscono, si deformano e si trasformano in qualcosa di diverso, diventando quasi irriconoscibili, estranianti, surreali. Sono i protagonisti degli artwork realizzati sfruttando la tecnica della fotogrammetria da Karol Sudolski e curati da Recontemporary in collaborazione con Seeyousound. “You are my anchor point” (“Tu sei il mio punto di ancoraggio”, ndr) che è anche il nome su Instagram del visual artist, sarà visitabile fino al 12 marzo.
Per Karol Sudolski, nato in Polonia, ma cresciuto tra le montagne del Nord Italia e Milano, si tratta della prima esposizione personale. In mostra ci sono due sezioni: una dedicata ai lavori più personali e l’altra alle commissioni più pop realizzate specialmente per visual e videoclip musicali. L’artista annovera infatti tra le sue collaborazioni lavori per L I M, Mahmood, Mecna, mentre sta collaborando con Francesco D’Abbraccio al progetto audiovisivo Lorem, basato sulla sperimentazione con l’AI e ultimamente con una dimensione più narrativa.
Non ama etichette e definizioni, Karol che ha scoperto i suoi strumenti di lavoro quasi sempre per caso, dalla Fotogrammetria fino alla Realtà Aumentata (Augmented Reality, AR).
“Tutta la mia esperienza è frutto di fortunati incidenti - spiega -. La Fotogrammetria, per esempio è capitata nella mia vita lavorando con lo studio camerAnebbia a delle video installazioni. Avevamo la necessità di visualizzare il rilievo di una città ma l’unico materiale a disposizione era un video girato da drone e scovato su internet. Coincidenza, da poco avevamo scoperto l’esistenza delle scansioni a base fotografica e riuscimmo a trasformare i frame della vista aerea in un modello 3d. Il risultato non era dei migliori, ma questo esperimento è stato l’inizio di un mondo per me..
Dalle scansioni topografiche, contesto in cui nasce la fotogrammetria, a quelle sulle persone, il passo è stato breve. “Ho inserito questa tecnica lentamente nella mia pratica, partendo dai progetti musicali, ad esempio per L I M. Con il tempo e la sperimentazione, ha preso sempre più importanza diventando parte centrale della mia estetica”. “Le mia principali attività sono la bugia e l’utilizzo di software per scopi diversi da quelli per cui furono creati”.
In modo simile è capitato con la realtà aumentata. “Mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto. Il primo approccio ha portato ad un filtro AR notato da Valentino, poi diventato virale. È stato molto avventuroso muovere i primi passi nella piattaforma messa a disposizione da Instagram, all’interno di una community appena nata. Ora utilizzo la realtà aumentata anche come modo alternativo a video e stampa per visualizzare le fotogrammetrie. I due persorsi insomma si sono incrociati".
Ed ecco allora immagini prese ruotando intorno a soggetti familiari, amici o collaboratori, dalle prospettive più differenti. Uniti in un mondo metafisico che ci sembra conosciuto e al tempo stesso non lo è. Ma perché proprio la pelle? "Per un fatto pratico ed estetico - racconta Karol - Non ho mai amato la resa della pelle umana in Computer Grafica. Anche in produzioni di alto livello, risulta artificiale e di plastica, per quanto inserita in contesti estremamente fotorealistici. Le mie scansioni sono più brutali, ci sono tanti difetti e fratture, ma concentrandosi sulla pelle presenta trama, linee luci e ombre che la rendono estremamente umana. Un altro motivo - aggiunge - è per come riesco ad utilizzarla. Nelle mie animazioni uso scale irreali per i miei soggetti. Non ci sono mai dei veri punti di riferimento spaziali, le mie composizioni sono sospese come in un limbo. I corpi danno l’impressione di essere entità enormi, riuscendo a formare con la proprio intersezione e stratificazione in un paesaggio."
Tra i prossimi progetti di Karol, continuerà la collaborazione con Lorem, con cui ha realizzato anche le musiche delle opere in mostra: "Con Francesco siamo riusciti a far convivere la sua scrittura delle reti neurali con il mio approccio alla fotogrammetria. Io non ho orecchio per la musica, ma proprio per questo mi sono sempre sforzato di avvicinarmici all'audio. Il pezzo di Lorem “Compression of Time” è una ri-composizione fatta con l’AI della colonna sonora di un videogame di Nobuo Uematsu. C’è un mood oscuro ma anche fantasy, che si abbinava bene alle immagini”.