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Attualità | 06 maggio 2022, 06:53

Non solo Eurovision, i musicisti professionisti lanciano l'allarme: “Abbiamo solo doveri e nessun diritto”

Caliel Next Generation, realtà torinese che opera in diversi ambiti del settore, chiede impegno alla politica e annuncia l'apertura di uno sportello per costituire un albo dei lavoratori dello spettacolo

Non solo Eurovision, i musicisti professionisti lanciano l'allarme: “Abbiamo solo doveri e nessun diritto”

Abbiamo solo doveri e nessun diritto, apparteniamo a una non categoria in agonia da ben prima del lockdown”: a lanciare l'allarme per una situazione sempre più difficile, aggravata dalla pandemia di Covid-19, è il mondo della musica. Un mondo della musica non solo fatto di eventi come Eurovision e grandi concerti, ma anche e soprattutto di professionisti spesso lontani dalle luci dei riflettori ma non per questo meno importanti nel panorama culturale nazionale.

Lo Stato ci ha abbandonato da ben prima del Covid”

A descrivere una situazione sempre più preoccupante è Caliel Next Generation, realtà torinese attiva nella formazione, nella produzione e nella promozione musicale attraverso le nuove tecnologie: “Lo Stato - attacca la presidente Valentina Gautier – ci ha abbandonato da ben prima del Covid: non siamo riconosciuti come professionisti, non esiste una formazione che ti insegni a muoverti nel settore e non esiste nemmeno un codice Ateco che ci identifichi. Siamo nel far west assoluto e tutto questo ha delle ricadute non solo sui musicisti ma anche sull'indotto: la politica dovrebbe prendere in mano la situazione e fare qualcosa”.

Un albo per i professionisti dello spettacolo

Per migliorare le cose vengono proposte anche delle possibili soluzioni: “Lanceremo - prosegue – lo sportello 'Professione musica': l'obiettivo è quello di fare un censimento dei lavoratori dello spettacolo regolarmente iscritti per avere un quadro chiaro della situazione nella provincia di Torino e, infine, quello di creare un vero e proprio albo. Inoltre, chiediamo a pubblica amministrazione e SIAE degli sgravi fiscali per i locali che impiegano professionisti del settore, soprattutto se presentano un repertorio originale. L'iniziativa è ambiziosa ma abbiamo a supporto diversi legali e può essere facilmente replicata”.

Una riforma sul “modello francese”

Caliel, infine, chiede degli interventi per proteggere la musica italiana: “In Francia – conclude Gautier – viene importato dall'estero solamente il 30% di tutta la musica, mentre il restante 70 è costituito da produzioni interne. La discografia italiana è fallita a causa della mancanza di normativa: le radio trasmettono quasi esclusivamente repertorio internazionale quando la nostra musica è sempre stata un'eccellenza”.

Marco Berton

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