Sui più recenti fatti di cronaca accaduti in Aurora, culminati con l'inseguimento con il machete che ha suscitato clamore anche a livello nazionale, sono diversi gli esponenti politici che hanno espresso la propria opinione a riguardo. A esternare preoccupazione per la sicurezza nel quartiere, questa volta, è la segretaria provinciale di Azione Cristina Peddis, che risiede e gestisce uno studio di amministrazione immobiliare nei pressi del Ponte Mosca.
"Sotto ricatto di spacciatori e criminali"
Il quadro presentato dalla Peddis è tutt'altro che idilliaco: “Nel 2018 – ha raccontato – abbiamo spostato l'attività dal primo piano al piano strada per dare un segnale simbolico a un territorio in crisi sui locali commerciali. Da alcuni anni, però, viviamo un progressivo abbandono che ha fatto sì che gli spacciatori e i tossicodipendenti prendessero il sopravvento".
"Negli ultimi 6 mesi la situazione è precipitata con risse quotidiane tra gang che sfociano in lancio di bottiglie di vetro - fa notare la segretaria provinciale di Azione - spesso devo chiedere il permesso anche per entrare in casa, mentre chi viene in studio ormai ha molto timore. Come se non bastasse, la fermata Emilia del 4 è diventato un orinatoio a cielo aperto con notevoli problemi igienico-sanitari”.
"Da mattina a sera controlli delle forze dell'ordine"
Oltre a sottolineare le criticità, Peddis lancia anche alcune proposte: “La sola riqualificazione urbana – ha sottolineato – dello Student Hotel potrebbe non bastare, i primi a chiederci di risolvere i problemi del quartiere sono gli stessi commercianti di origine nordafricana che hanno completato il percorso di integrazione. Non è piacevole vivere in strade presidiate dalle forze dell'ordine, ma la soluzione non può prescindere da un monitoraggio costante dal pomeriggio fino alla tarda serata".
"Parallelamente - conclude l'esponente di Azione - dovrebbe scattare la chiusura anticipata alle 21 dei minimarket con controlli sinergici della polizia municipale e dell'Asl per il controllo delle irregolarità. In conclusione, andrebbe organizzata un'attività di investigazione sul lungo periodo in grado di andare più in profondità rispetto alla repressione immediata”.