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Economia e lavoro | 06 dicembre 2022, 16:10

Dehors, i commercianti di Torino chiedono tempo: almeno un anno, non solo tre mesi

Da marzo 2023 scattano le nuove regole e i negozi si dovranno adeguare: in 60 si sono ritrovati presso Ascom-Epat per chiedere una deroga e sconti sulle tasse

dehors in piazza Vittorio Veneto

Epat non apprezza i soli tre mesi di deroga per l'entrata in vigore del nuovo regolamento sui dehors e chiede più tempo

Circa quattro mesi per adattarsi alle nuove regole sui dehors. Troppo poco tempo, per i negozianti di Torino, che si sono ritrovati presso Ascom per far sentire la propria voce al Comune: chiedono almeno un anno, ma anche sconti sulle tariffe. Una posizione diversa dai "cugini" di Confesercenti, che invece erano stati tra i richiedenti del trimestre in più per agire

Erano circa 60 le imprese del commercio che si sono riunite in via Massena, per il vertice convocato dalla sezione Esercizi pubblici di Epat. Al Comune, che nelle scorse ore si era pronunciato per il nuovo limite di tempo fissato a marzo. la richiesta è di una "moratoria di adeguamento delle strutture di almeno un anno, per permettere agli stessi di adeguarsi e non eliminare i dehors una volta rimossi quelli esistenti non più adeguati". Ma non solo: "L’amministrazione comunale deve accompagnare questo passaggio aiutandone la realizzazione, se possibile anche con aiuti concreti che vengono richiesti nel 20% di sconto COSAP per il 2023. Dai nostri calcoli saranno interessati a modifiche sostanziali oltre 1300 strutture in città per un costo complessivo per il settore di oltre 12 milioni di euro. “Un costo non pretendibile i pochi mesi”.

Si conta che a Torino ci siano oltre 1600 dehors, senza voler contare quelli "liberi" installati nel periodo pandemico (oltre 600 unità). “I dehors sono un’occasione di sviluppo sia per gli operatori che per la città in cui i pubblici esercizi rappresentano la vera essenza della vivibilità, della socialità e della sicurezza basata sulla professionalità degli operatori, soprattutto all’indomani dei lunghi anni del Covid - sottolinea Alessandro Mautino, presidente Epat -. Il numero dei dehors di Torino tra semplici tavolini sedie ed ombrelloni e strutture più articolate è di tutta consistenza: non bisogna annullare questo patrimonio non solo economico ma di ricchezza sociale della città, per cui il Comune di Torino deve abbandonare visioni burocratiche di consumo dello spazio pubblico per una visione dello sviluppo, tra l’altro, assolutamente utile per le sue casse se sono veri i dati di un introito di oltre 6 milioni all’anno tra Cosap e Tari”.

Abbiamo lavorato bene con il Comune di Torino, in questi anni, per modificare il Regolamento 388 sui Dehors in pratica mai entrato in vigore perché nato in contemporanea all’avvento del Covid e diventato per così dire già vecchio alla luce dell’esperienza della pandemia, che ha invitato a relegare in un angolo la burocrazia a favore della sicurezza sanitaria del consumo all’aperto. Rimangono però inevitabili snodi che non possono vedere gli operatori investiti da uno tsunami economico in un periodo come quello che stiamo vivendo", aggiunge Claudio Ferraro, che di Epat è direttore. 

Il rischio, lasciano paventare gli addetti ai lavori, è la "chiusura forzata dei locali che non accenna a diminuire, con il crollo verticale del numero delle strutture necessarie nelle stagioni fredde dei nostri territori".

Massimiliano Sciullo

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