Può un grande attore essere anche un grande scrittore? Evidentemente sì, se quell'attore si chiama Luigi Lo Cascio. Il protagonista di film indimenticabili come I cento passi e La meglio Gioventù, ma anche apprezzato interprete teatrale, lo ha dimostrato al Salone del Libro di Torino presentando e leggendo alcuni brani del suo ultimo libro “Storielle per granchi e scorpioni”, edito da Feltrinelli.
Mosche e...uomini
Il libro è composto da 33 racconti irresistibili e surreali con protagonisti animali, come appunto i granchi, gli scorpioni o le capre “che si innamorano della luna”, che interagiscono tra di loro e con esseri umani in situazioni grottesche e metaforiche. In uno dei più significativi, i protagonisti sono un giovane uomo alla caccia di un'imprevedibile mosca: “L'ingiustizia – ha dichiarato Lo Cascio – si fonda sul malinteso che si possa torturare liberamente un essere considerato inferiore".
"Le mosche, però, non sono tutte uguali e per questo tra gli interlocutori nasce una possibilità di dialogo. Il torturatore arriva sempre a una conclusione immediata ma, considerando la vittima nella propria singolarità, la stessa si trasforma in un essere unico lasciando spazio a un rapporto che diventa di amicizia se non di amore”.
Il rapporto tra recitazione e scrittura
Lo Cascio ha parlato, infine, del rapporto tra il mestiere della recitazione e la passione per la scrittura che, nonostante tutto, vive in lui: “Scrivere – ha concluso – ha sempre rappresentato una sorta di laboratorio personale fin da quando ho iniziato a fare l'attore: ho sempre scritto tanto, anche per il teatro e per il cinema, ma solo negli ultimi anni ho pensato di far leggere la mia narrativa a qualcun altro. Questo libro è nato durante la pandemia, quando eravamo chiusi in casa, ed è quindi legato alla nostalgia per il mondo esterno; quando non si può uscire non si pensa a un dialogo con gli uomini, ma ad un universo fatto di alberi, animali e cose invisibili”.