Segnale disturbato, non da oggi, per i mondo delle telecomunicazioni: intese sia come aziende che garantiscono le reti e le forniture per cellulari e Internet, ma anche per il settore dei call center. Un mondo che tocca la quotidianità di chiunque e che muove un indotto notevole.
Difficoltà di carattere nazionale, ma che preoccupano - non poco - Torino e la sua provincia, soprattutto per quanto riguarda il Canavese e la zona di Ivrea in particolare, erede di una storia colossale come quella di Olivetti. E' fissato per domani, 6 giugno, lo sciopero nazionale proclamato da Uilcom-Uil, Slc-Cgil e Fistel-Cisl: appuntamento a Roma, in piazza Santissimi Apostoli. Ma saranno organizzate anche manifestazioni altrove, per esempio ad Asti, in Via Learco Guerra, di fronte cancelli Comdata Spa (dalle 8 alle 16).
I timori, caso per caso
"Su Torino gravita il futuro della Telecom ex monopolista, da anni in riorganizzazione, passata da 120000 dipendenti a livello nazionale, all’epoca della privatizzazione, a meno di 40000 attuali - dicono i rappresentanti dei lavoratori -. La società porta con sé un debito molto gravoso di 23 miliardi di euro. Il futuro di Tim dipenderà molto dal futuro della rete".
British Telecom Italia ha annunciato a livello Nazionale 128 esuberi su 484 dipendenti, l’impatto di questa operazione sulla città di Torino sarà di 18 lavoratori su 48. Inoltre, sempre a Torino, trovano sede due grosse aziende di call center Comdata, con circa 500 dipendenti, e Covisian con circa 1400 dipendenti.
Su Ivrea la situazione è ancora più particolare: le Telecomunicazioni erano la speranza che potenzialmente doveva colmare il vuoto lasciato dall’Olivetti. Ultimamente proprio negli ex locali Olivetti, Vodafone dichiara esuberi, 1003 a livello nazionale su 5411 dipendenti e su 474 dipendenti della sede eporediese, 118 sono esuberi.
"Mentre Wind dichiara la cessione del ramo d’azienda rete, che coinvolgerà 2000 dei circa 6000 lavoratori a livello nazionale, i restanti 4000 dipendenti rimarranno in una azienda puramente commerciale che, privata del settore infrastrutturale tecnologico di rete, potrebbe trovarsi in grandi difficoltà. Su Ivrea dei quasi 500 dipendenti si ipotizza che tra i 100 e i 150 potrebbero essere coinvolti nella cessione", dicono ancora i sindacati.
A Palazzo Uffici (Ivrea), risiede anche un’altra sede di Comdata con 1000 dipendenti che continua con l’utilizzo di ammortizzatori sociali, questo anche a causa della perdita della commessa Inps. Il committente pubblico, infatti, ha deciso di reinternalizzare l’attività, ma scegliendo di non utilizzare la clausola sociale, obbligando pertanto le persone che hanno accettato il passaggio a veder ridotto sensibilmente il proprio salario.
20mila posti a rischio in Italia
Il rischio reale, concludono i rappresentanti dei lavoratori, "è di una perdita di circa 20.000 posti di lavoro solo nelle compagnie telefoniche, a cui si aggiunge l’indotto d’impiantistica e installazione delle reti e dell’assistenza clienti". "Esistono delle responsabilità politiche dei vari governi succeduti, il mercato non può essere lasciato privo di regole ed non è più rimandabile un vero piano industriale Italiano delle Tlc. Il governo deve intervenire subito e le aziende devono superare le loro miopie", conclude il segretario generale della Uilcom Piemonte e Valle d’Aosta, Ivano Griffone.