Quanto spesso i nostri desideri mutano nel tempo, in oggetto ed intensità?
Ogni fase dell'esistenza ha le proprie aspirazioni, talvolta frivole o irraggiungibili, talaltra impegnate, profonde e concrete.
Anche in una stessa giornata essi possono variare, in virtù degli accadimenti che la riempiono, facendo volgere il nostro sguardo e il nostro cuore ora ad un'attesa, ora ad un'altra.
A Torino, e precisamente in piazzetta Andrea Viglongo all'angolo con via Stampatori, c'è un'installazione, risalente al 2001, che ben rappresenta tale mutevolezza e volubilità: è il "Waves of wanting", "onde del desiderio".
Recante la firma dell'artista statunitense Nancy Dwyer, essa si compone di sei lastre ondulate in alluminio di 5 metri e mezzo di larghezza, 5 mm di spessore e 50 cm di profondità in cui sono intagliate alcune lettere. Ma non sono lettere messe lì a caso o prive di significato. Esse compongono la parola "più" tradotta in cinque lingue diverse: più, mehr, more, mas, plus, ossia rispettivamente italiano, tedesco, inglese, spagnolo e francese.
La particolarità sta nel fatto che i raggi solari, colpendo le lastre e attraversando gli intagli proiettano tale parola sul muro ove esse sono installate.
Inoltre, a seconda delle diverse fasi della giornata e quindi dell'orientamento del sole, le proiezioni sul muro cambiano fisionomia, divenendo più o meno evidenti e leggibili.
Come affermato dalla sua autrice: "Le parole si muovono con il variare della luce del sole, diventando più lunghe, più corte, più o meno leggibili. Rappresentano il desiderio stesso che fluttua nelle nostre menti durante la giornata".
Dunque, se vogliamo lasciarci incantare dai giochi di luce e comprendere quanto la nostra bramosia sia cangiante, vale la pena andare ad osservare il palazzo delle ombre.