Perché Giulia sia l’ultima non basta stare a guardare, ma ognuno di noi deve fare la sua parte. Questo lo sanno bene i docenti e la Dirigente Scolastica, professoressa Maurizia Basili del Liceo scientifico Volta che per il terzo anno consecutivo hanno dedicato un’intera settimana alla lotta contro la violenza sulle donne.
L’iniziativa, coordinata dalle professoresse Marika Bononi e Stefania Suma, è partita dal corpo docente, ma veri protagonisti sono stati gli studenti e le studentesse. Sono stati loro, infatti, ad impegnarsi in workshop all’interno dell’Istituto e in un flashmob in Piazza Arbarello.
La storia di Giulia Cecchetin e Filippo Turetta ha toccato particolarmente la sensibilità dei ragazzi e delle ragazze sia per la giovane età dei protagonisti di questa truce vicenda che per la sua efferatezza.
“Il problema - hanno dichiarato i Rappresentanti degli studenti - non è la follia, o la cattiveria, o il narcisismo, o l’ossessione del singolo. Il problema è l’indifferenza della società che tace su tutti quei comportamenti che sono alla base della piramide della violenza. Noi non siamo indifferenti. Giulia è una di noi e noi la vorremmo ricordare”. E spinti da questo intento gli studenti e le studentesse del Liceo, si sono preparati alla Giornata nazionale della lotta alla violenza contro le donne, riflettendo sulla narrazione tossica del femminile nei media e con una conferenza con la Polizia di prossimità alla quale hanno partecipato gli alunni e le alunne delle classi quinte.
"Siamo arrivati alla conclusione che per prevenire bisogna insegnare il rispetto verso il prossimo - incalza Sofia Di Nenno della classe 2DS - bisogna avere il coraggio di narrare le vicende di questo genere e non avere paura di segnalare i casi di pericolo". Alla consapevolezza è seguita l’azione, i ragazzi e le ragazze, infatti, dopo essersi informati, aver discusso ed essersi confrontati tra di loro e con i docenti, hanno dato vita, nell’atrio dell’Istituto ad un “minuto di rumore”, animati dalle parole della sorella di Giulia, Elena Cecchettin, che ha ripreso a sua volta una poesia dell’attivista ambientalista peruviana, oggi architetta, Cristina Torres Cáceres. «Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima». L’iniziativa ha letteralmente sorpreso i collaboratori e docenti che non essendo a conoscenza delle intenzioni dei ragazzi che non ne avevano parlato neppure con la Preside, hanno osservato i protagonisti senza però poter esserne coinvolti.
Venerdì 24, infine si è tenuta la terza edizione di “Il Volta si tinge di rosso” con il personale scolastico (docenti, allievi, ata) che ha indossato qualcosa di quel colore e, con la performance “Parole pietre, parole piuma” allestita in Piazza Albarello dalle 9 alle 10 dai Rappresentanti delle quinte e degli studenti. Questi ultimi si sono procurati il materiale ed hanno trovato e scritto le parole sui rispettivi cartoncini in totale autonomia, ma coordinati dalla professoressa Stefania Suma.
I cartelloni rossi per le parole pietra e bianchi per le parole piuma sono stati adagiati sul pavimento della piazza in modo apparentemente disordinato, ma così da far emergere le poche parole pietra rispetto a quelle piuma. "L’idea - ha spiegato la professoressa Bononi - era quella di rappresentare gocce di sangue all’interno di un contesto piuma che quindi andasse a coprire cancellare quelle parole pietra".
"Il flashmob sulla pesante responsabilità del linguaggio sulla violenza di genere - ha continuato la docente - aveva lo scopo di mettere in risalto la pesantezza e la violenza di alcune parole che vengono rivolte a donne di tutte le età e mostrare come le parole piuma, quelle che accolgono, difendono, dimostrano vicinanza e il saper comprendere le donne nella loro soggettività e autodeterminazione possano invece riuscire a sommergere le parole pietra".