"Mirafiori ha futuro? Finalmente Tavares ha riportato chiarezza dopo la confusione che aveva generato la sua dichiarazione, per di più pronunciate in un momento importante come l'annuncio degli incentivi da parte del Governo". Così Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim, torna sulle vicende che da settimane scuotono la storica fabbrica di Mirafiori.
"Mirafiori non può perdere la sua missione produttiva"
Lo fa in occasione della riunione che proprio a Torino ha richiamato tutti i rappresentanti dei metalmeccanici Cisl nel gruppo Stellantis. "Gli stabilimenti si trasformano, ma non si chiudono, hanno detto. Ma le parole delle scorse settimane hanno creato apprensione negli stabilimenti. E abbiamo aspettato 3 mesi per avere risposte sui volumi produttivi: sono parole importanti, anche sul possibile anticipo del 2030, ma servono risposte concrete. Soprattutto su Mirafiori. E Mirafiori non può perdere la sua missione produttiva. Ci aspettiamo che la partenza degli incentivi entro la fine di marzo aiutino lo stabilimento di Mirafiori. E non può essere solo la 500 elettrica. Serve anche un altro modello di ampio consumo: che sia una Peugeot, una Opel o altra".
"E speriamo a breve di vedere anche gli effetti dell'apertura alla 500 elettrica del mercato americano - aggiunge Rocco Cutrì, segretario torinese di Fim - Si è partiti a gennaio, speriamo entro il trimestre di vedere la crescita anche su quei mercati".
"Maserati è un'altra grande emergenza"
Mirafiori, però è anche Maserati. "Anche questa è un'emergenza, per Mirafiori e per tutto il gruppo - aggiunge Uliano - Volevano rafforzare la presenza del lusso, ma siamo passati da 55mila Maserati nel 2017 ad appena ottomila lo scorso anno. Nel 2024 si produrrà soltanto la Gran Turismo e Gran Cabrio: speriamo che anche nella versione folgore facciano risultati, ma non basta. E non ci sta bene la Quattroporte solo nel 2028, mentre la vettura che sostituirà Levante nel 2027, ma non si è sicuri se sarà affidato a Mirafiori o a Cassino. Serve una strategia più aggressiva, non possiamo ridurci a una cassa integrazione che lo scorso anno è costata quasi 5 mesi".
Indotto e casi Lear: "A rischio 30mila posti nel centronord"
E anche l'indotto sta soffrendo: "Lear ne è un esempio, per Torino. Anche per questo proseguiamo con gli incontri e tavoli tecnici che portino a un accordo e un impegno di Stellantis sulle rete di fornitura e sull'indotto. Se non ci muoviamo, l'indotto rischia di pagare un prezzo di 30mila occupati in poco tempo in tutto il centro nord". Con un occhio di riguardo anche verso I costi, "a cominciare da quello dell'energia: ci sono costi superiori anche del 40% rispetto ad altre aree".
Auto elettrica costa il 40% in più
Difficile, per ora, sottrarsi al contributo da parte dello Stato. "Da qui al 2030 un'auto elettrica, che oggi costa il 40% del suo corrispettivo endotermico, potrà scendere al massimo del 20%. Ecco perché è necessario che gli incentivi proseguono, se si vuole ottenere un beneficio ambientale, oltre che produttivo, senza dimenticare le infrastrutture. Ma del fondo Draghi, oggi, avanzano poco più di 5 miliardi, che potrebbero bastare solo per la domanda", dichiara Domenico Lo Bianco, segretario provinciale della Cisl.
Sui produttori, magari cinesi? "Per ora siamo solo agli annunci. Ma quel che conta è preserva le aziende e le filiere produttive. Poi la nazionalità del Gruppo non conta".
Martedì, invece, ci sarà il tavolo su Stellantis in Comune: "Serve un cambio di passo anche da parte delle istituzioni, per Stellantis e indotto. Manca una visione strategica e di sviluppo per il territorio. Bisogna mettere tutti insieme per fare un ragionamento su una Torino che vive un declino industriale. Parleremo per esempio dei costi energetici: speriamo che dal Pnrr arrivino fondi per abbassarli, magari col fotovoltaico, ma anche per le infrastrutture", conclude Lo Bianco.