Chi lo dice che un bidet non possa trasformarsi in un oggetto d'arte e design? Un semplice sanitario che cambia pelle e diventa un tavolino per l'aperitivo o un comodino per i libri.
Un uso improprio che tuttavia celebra l'oggetto e la sua nuova natura e la sua nuova funzione.
E su quest'idea che si basa l'arte di Sandra Ansaldi. Originaria di Mondovì, ha vissuto per quindici anni in Francia, e ora ha un suo atelier a Torino dove dà nuova vita a oggetti come bidet, ma anche poltrone, manichini e altri oggetti che hanno perso la loro funzione originaria.
Come è nata questa idea?
"Pur nascendo alla base come pittrice mi sono consacrata da circa tre anni alla scultura e all'arte concettuale. Il mio lavoro artistico si concentra principalmente, per dirla, con un'espressione francese che a me piace molto, sull'objet detourné, letteralmente l'oggetto usato in modo improprio, 'dirottato' su un nuovo significato e che assume una nuova funzione. È cosi che nel mio atelier, caschi diventano lampade, stufe diventano mobili e bidet si trasformano in tavolini da apertitivo".
Il bidet è il pezzo forte tra i suoi lavori, tanto da ispirare il suo nome d'arte, La Principessa sul Bidet. Perché ha scelto proprio questo oggetto?
"Perché ho vissuto oltre 15 anni in Francia, a Parigi e in Costa Azzurra, e ho vissuto il 'trauma' della mancanza del bidet (peraltro inventato dai Francesi ma scomparso dagli anni '70). Oggetto iconico italiano senza il quale ci sentiamo persi. Ho pensato pertanto di trasformarlo in un tavolino alquanto originale e sfruttabile per un altrettanto iconica istituzione francese: l'aperò. In realtà, oltre all'oggetto, anche il titolo fa parte integrante dell'opera".
Ogni titolo è infatti un curioso calembour, un gioco di parole o una frase sarcastica che si fa portatrice di un messaggio, come ad esempio "BiDEUS ex machina, Banana RAPublic, Fate il bidet non la guerra.
Ma come nascono queste opere?
"Ogni bidet è nuovo, in plastica o in ceramica. Lo dipingo con vernici e poi lo resino, sopra colloco un vetro di sicurezza. È un oggetto che ha perso la sua identità e gli si dà una nuova possibilità".
Questa idea della transizione, nasce anche dall'esperienza nella sua professione di psichiatra in Francia?
"Sono medico chirurgo di formazione, specializzata in psichiatria. Mi occupo in particolare di dipendenze, sessuologia e disturbi dell'identità di genere. La trasformazione, non soltanto dell'oggetto, è il cuore del mio lavoro. L'evoluzione, il poter 'divenire altro', il cambiamento dell'identità sono temi che fanno parte del mio quotidiano".
Come reagiscono le persone di fronte alle sue opere?
"Alcune si stupiscono, ma soprattutto il bidet è un po’ tranchant. Ci sono quelli che rimangono un po’ stizziti, mentre altri sono molto entusiasti. In ogni caso sono opere che devono suscitare un riso o ironia".
Oggi vive a Torino, cosa ne pensa della città e del suo rapporto con l’arte e la cultura?
"Sono tornata a Torino da quattro anni e devo dire che mi sono persa una bella fetta di vita e eventi torinesi, ma la Torino che ho trovato è bella e viva dal punto di vista culturale. Tra il Salone del Libro, Artissima, Paratissima, il Torino Film Festival direi che è una città che palpita".
Dopo aver esposto a Torino, tra cui anche a Paratissima nel 2024, a Parigi, ma anche a New York, Berlino e in Lussemburgo, quali sono i prossimi progetti di Sandra Ansaldi?
"Oggi parto per Venezia nell’ambito degli eventi collaterali della Biennale. Mi piacerebbe che qualche gallerista torinese “osasse” i miei bidet pop nella sua galleria".
L'atelier di Sandra Ansaldi si trova in via Ormea 108, angolo via Monti 17, riceve solo su appuntamento, su Instagram la si può trovare sulla pagina laprincipessasulbidet o sul sito www.laprincipessasulbidet.com