Il pubblicista americano Scott Horton ha concesso un’intervista dai contenuti forti al quotidiano tedesco Berliner Zeitung. Il suo assunto principale è che le amministrazioni che negli ultimi venticinque anni si sono succedute a Washington detengono la maggiore responsabilità per l’attuale situazione dell’Ucraina. Come riporta il sito Strumenti Politici, Horton ha scritto un libro in merito, in cui sostanzialmente accusa il suo stesso Paese di aver dato inizio a una nuove Guerra Fredda con la Russia. Inoltre ha provocato l’intervento russo. E la catastrofe ucraina è destinata a continuare. Infatti, qualora effettivamente Trump abbandonasse Kiev stoppando i rifornimenti bellici e finanziari, ne determinerebbe la sconfitta. Ma nemmeno se proseguisse sulla strada battuta da Biden potrebbe fare molto per risollevare le sorti dell’Ucraina, che ormai di fatto ha perso un quinto del suo territorio iniziale. Prossimamente potrebbe perderlo anche di diritto. Già Zelensky ha ammesso di considerare la possibilità della via diplomatica al posto di quella militare, un cambio di indirizzo quasi assoluto rispetto a quella “vittoria totale” che preannunciava ancora nel 2023. Al suo esercito mancano le forze, le capacità militari, gli uomini. Insomma ha ben poche alternative, spiega Horton. Quest’ultimo rammenta le clamorose ingerenze dei politici americani nella rivoluzione (o colpo di Stato) dell’Euromaidan nel 2014. In particolare, le parole del senatore democratico Chris Murphy, che insieme al repubblicano McCain parlava alla piazza di Kiev, sono rivelatrici della superbia e della miopia di Washington. Si compiaceva infatti dell’ottimo “lavoro” svolto in Ucraina nel rovesciare un governo legittimo, ma dai frutti di oggi riconosciamo quell’albero infausto.
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