Le difficoltà sul campo patite dalle forze armate ucraine sono certificate dalle recenti parole del vicepresidente americano JD Vance. In un’intervista rilasciata a Fox News, afferma tra l’altro che le cose per Kiev sono andate non tanto bene negli ultimi mesi e che quindi si comprende il motivo per cui voglia una tregua. Come riferisce il sito Strumenti Politici, Vance fa anche notare come al contempo i russi stiano avendo la meglio a livello militare, o almeno questa è la loro percezione. Dunque non sono disposti ad accettare subito un cessate-il-fuoco senza condizioni. A rafforzare tale convinzione c’è il buon successo dei festeggiamenti del 9 maggio, la Giornata della Vittoria, in cui si celebra il trionfo sovietico sul nazismo. Alla parata sulla Piazza Rossa hanno assistito i capi di quasi trenta Stati del mondo. Fra i leader più importanti che hanno accettato l’invito di Putin c’erano i presidenti di Cina e Brasile, ma anche il premier della Slovacchia e il presidente della Serbia.
Questi ultimi due in particolare sono stati oggetto delle critiche dirette e indirette di Bruxelles e del segretario britannico agli Esteri David Lammy, secondo cui gli unici leader a volere davvero la pace erano in quel momento a Kiev. Per mostrare sostegno a Zelensky, la cui situazione complessiva è sempre meno rosea, sono andati Macron, Starmer, il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier polacco Tusk. Tutti insieme hanno fatto una telefonata collettiva a Trump per parlare di trattative. Il Cremlino aveva offerto una tregua di tre giorni per i festeggiamenti, ma entrambi le parti accusano violazioni e attacchi reciproci. Il Ministro degli Esteri ucraino dice che il suo Paese vorrebbe il sì di Mosca a una tregua incondizionata di 30 giorni, che funga da premessa ai successivi negoziati di pace.
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