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Attualità | 10 settembre 2025, 16:06

In sella verso Capo Nord, l’esperienza di Paolo Polese alla NorthCape4000

Alla sua prima avventura in bicicletta a UltraDistanza, ha raggiunto il traguardo in sedici giorni

Paolo Polese a Capo Nord

Paolo Polese a Capo Nord

Ci pensava da molto tempo e quest’anno finalmente ha trovato il coraggio e lo spirito giusto per affrontarla. La preparazione, sotto più punti di vista, è l’elemento essenziale che ha portato il pinerolese Paolo Polese, 56 anni, a completare il percorso.

Nella vita lavora nel settore automotive, occupandosi della parte di progettazione, ma la bicicletta è una passione che coltiva nel suo tempo libero da tantissimi anni. “Ho due bici da corsa e una mountain bike. Ho partecipato a delle Randonnée, ma anche a esperienze, di vacanza con gli amici, come il giro della Corsica in mountain bike. L’avventura verso Capo Nord è stata la prima volta in cui ho partecipato a una manifestazione del genere, ad oggi appunto per me la più lunga e impegnativa”, racconta.

La sfida

La NorthCape4000, alla sua VIII edizione, prevede un itinerario di 4.000 chilometri che attraversa otto nazioni. Quest’anno la partenza è stata da Rovereto, in provincia di Trento, il 26 luglio scorso. Quattro erano i gates di controllo, dove veniva richiesto ai partecipanti di convalidare il loro percorso: Monaco di Baviera, Berlino, Gränna, in Svezia, e Rovaniemi, in Finlandia.

Per affrontare quest’impresa, Polese ha scelto la sua Giant da corsa, con cambio meccanico: “La manutenzione la faccio io quindi in caso di problemi avrei saputo metterci mano. Ho inoltre utilizzato dei copertoni un po’ rinforzati ed è andato tutto bene, non ho mai forato”. Anche dal punto di vista tecnico si dichiara soddisfatto: “Avevo una tabella di marcia dove avevo programmato di fare circa 250 o 260 chilometri al giorno. Avevo già prenotato alcuni posti dove dormire, fino alla prima tappa in Svezia: oggi non lo rifarei, meglio prenotare al momento a seconda dei chilometraggi che uno riesce a fare in quella giornata e soprattutto in base a ciò che ti consentono di fare le condizioni atmosferiche”.

L’incognita meteo

Proprio la pioggia, che ha accompagnato Polese in alcune tappe, è stato l’elemento più disturbante. “L’abbiamo beccata per alcuni giorni di seguito e affrontare 4 o 5 ore sotto la pioggia incessante a fine giornata risulta veramente estenuante. Si arrivava sempre verso sera e il giorno dopo la sveglia era sempre alle 5, in un paio di occasioni alle 4,30. Oltretutto bisognava cercare di far asciugare in qualche modo ciò che si era bagnato”, riporta.

L’allenamento

Se l’imprevisto meteo è qualcosa per cui non si può propriamente allenare, Polese si è dato da fare per simulare al meglio le altre condizioni del percorso: “Mi sono allenato molto sulle lunghe distanze e sulla resistenza, pedalando per alcuni giorni di fila per raggiungere i 200 o 240 chilometri. Ho simulato anche l’assetto dei bagagli per rendermi conto dei pesi e alla fine sono partito per la NorthCape con una borsa dietro e una davanti, un borsello sotto il tubo centrale e uno sopra”.

Un altro elemento a cui porre molta attenzione in percorsi del genere è l’alimentazione, soprattutto quando supermercati o stazioni di servizio cominciano a scarseggiare. “È importantissimo nutrirsi costantemente, con barrette, ma anche magari dolci o caramelle zuccherate, e bere molta acqua, perché si bruciano tantissime calorie. In alcuni punti del tragitto diventa fondamentale non mancare i punti di rifornimento, perché si rischia di non averne un altro per altri 60 o 70 chilometri e non avere abbastanza energie per continuare”, aggiunge.

Il titolo di Finisher

Dopo 4000 chilometri di ‘sali e scendi’, Polese è arrivato a destinazione il 10 agosto, conquistandosi il titolo di Finisher, dato a tutti coloro che hanno raggiunto Capo Nord entro il 14 agosto.

“Un aspetto molto bello di questa esperienza è conoscere altre persone. Ho condiviso una parte del viaggio con due ragazzi e poi ho concluso da solo. È stato interessante affrontare quella parte con loro, ma lo è stato altrettanto affrontarne un pezzo da solo. È stato un equilibrio perfetto”, conclude.

Sabina Comba

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