Torino è riconosciuta Città Compassionevole da parte del Public Health Palliative Care International. Il progetto nasce da una proposta avanzata a Palazzo Civico da parte di Fondazione Faro che, insieme a quella piemontese per la Ricerca sul Cancro, ha chiesto di avviare il lavoro necessario per individuare e realizzare interventi culturali e sociali in grado di offrire risposte più efficaci alle diverse fragilità che le persone sperimentano.
Rete di aiuto
Ad aderire anche la Regione Piemonte. Non si tratta di delegare il lavoro di cura di un anziano o malato alla famiglie, ad oggi sostenuto in larga parte delle donne. Ma l'idea è di creare una città in cui ogni cittadino sappia a chi rivolgersi quando vive una condizione di fragilità e possa contare su una rete di servizi, solidarietà e aiuto.
Mappatura iniziative
La prima fase operativa del progetto prevede di mappare tutte le iniziative esistenti su un dato bisogno (nel pubblico e Terzo Settore), metterle in rete, dare loro visibilità, individuare le aree scoperte e progettare soluzioni integrative. Così ad esempio davanti ad un lutto, le persone potranno sapere dove trovare e ricevere supporto psicologico, sociale e pratico per tutto il tempo necessario.
I commenti

"Questa iniziativa - ha chiarito Luigi Stella, Direttore Generale della Fondazione Faro - è la concretizzazione di quello che penso debba essere la nostra missione, volta ad assistere con cure palliative specialistiche le persone con malattia in fase avanzata e non lasciare solo nessuno".
"Un centro come Candiolo - ha aggiunto Giammarco Sala, Direttore generale Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro - poteva nascere solo a Torino, che ha nel suo DNA l'attenzione alla cura e all'essere compassionevole".
Torino è la prima grande città in Italia a sposare questa iniziativa: il percorso è stato avviato, tra le altre, da Reggio Emilia e Lodi. In Europa fanno già parte della rete delle Compassionate Cities realtà come Bruges, Vic, Colonia, Berna e Birmingham.
"Torino - ha commentato il sindaco Stefano Lo Russo - fa i conti con il calo demografico e l'invecchiamento, a cui si sommano solitudini e fragilità. Oggi il sistema di tutela sociale pubblico, che avrebbe il compito intervenire, è lacunoso e questo fa sì che spesso tocchi alle famiglie farsene carico".
"Questo progetto punta a costruire una città in cui ogni cittadino sappia a chi rivolgersi quando vive una situazione di fragilità, sia lui o un familiare" ha concluso.
















