Nello sport che incontra i diritti “le formiche possono spostare gli elefanti”

Il calcio, nell’immaginario collettivo, è uno degli sport più legati alla mentalità maschile, allo spogliatoio. Un mondo dove l’omosessualità non è ancora accettata come un fatto comune e diffuso.

Ma se questo succede nei campi di mezza Italia, le cose vanno diversamente a Torino, dove calcio e diritti si sono trovati sul campo, non come avversari, ma come alleati, durante la Töret Cup, il primo torneo di calcio a 5 lgbt della città della Mole. Un momento di incontro tra realtà simili, arrivate nel capoluogo torinese da tutto il Bel Paese per “dare un calcio all’omofobia”. Giunto alla sua terza edizione e organizzato dall’Associazione sportiva dilettantistica e culturale Töret, ha visto come di consueto squadre a orientamento misto contendersi il primo posto. Il podio del torneo è stato conquistato da Milano, che con le sue squadre è riuscito a prendersi i primi tre posti.

“La palla è un oggetto privo di capacità discriminatorie e che non si cura del piede di chi andrà calciandola: mi auguro che lo stesso approccio sarà seguito da tutti i calciatori e sportivi nel futuro – dice Luca Lioce, dell’Asdc Töret - Mi auguro che lo sport possa essere un mezzo di formazione e di educazione sociale, per dimostrare che un uomo ha almeno la stessa intelligenza di un pallone da calcio”.

Lioce parla anche del successo dell’iniziativa, ogni anno più estesa numericamente: “È un fervore che ci ha permesso di essere conosciuti come realtà su più livelli, da riconoscimenti sociali a collaborazioni con partner e mondo social. Basandoci esclusivamente su concetto di sport e rispetto, stiamo percependo dal mondo circostante molto spunti a continuare su questa strada, che renderà l'approccio nel mondo del calcio sempre più naturale possibile, come è giusto che sia”.