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Attualità | 22 giugno 2018, 08:33

29.05.1985. Nessuna persona muore veramente, se vive nel cuore di chi resta

Quel lontano 29 maggio 1985, a morire sulle gradite dell’Heysel, vi furono anche cittadini non italiani: belgi, francesi, nordirlandesi. E' stata una tragedia europea

29.05.1985. Nessuna persona muore veramente, se vive nel cuore di chi resta

Perché è stata, sopratutto, una tragedia europea.
Quel lontano 29 maggio 1985, a morire sulle gradite dell’Heysel, vi furono anche cittadini non italiani: belgi, francesi, nordirlandesi.

La giornata a loro ricordo, avvenuta martedì scorso nel Parlamento europeo, ha evidenziato l’unicità di quell’infausto evento.
Unica per mal gestione, per lacunosa organizzazione logistica, per assoluta non curanza dell’odio profondo tra le due tifoserie che si apprestavano a sbarcare dalla terra d’Albione e dalla Penisola italiana. Pressapochismo e lassismo che paiono essere una costanza in Belgio, se si analizza l’estrema insufficienza di controlli, alla luce degli attentati coordinati a Bruxelles del marzo 2016.

La giornata, voluta dall’Onorevole Alberto Cirio e condivisa dal Presidente del Parlamento, l’Onorevole Tajani, ha riacutizzato, da alcuni anni a questa parte, l’interesse internazionale verso quelle 39 vittime innocenti.
Le vite di molte famiglie subirono, all’epoca dei fatti, un radicale cambio di prospettiva, con inquietudini e dubbi che assalirono quelle donne rimaste vedove, quei figli lasciati orfani.

Le parole di Andrea Lorentini, in rappresentanza dei famigliari delle vittime, hanno ricordato quei tragici momenti, evidenziando le responsabilità oggettive dell’Uefa. Il Presidente del JMusem, dottor Garimberti, ha, dal lato suo, abbozzato un interessante parallelismo tra quanto avvenuto all’Heysel e la tragedia che ha colpito la tifoseria dello Spartak Mosca il 20 ottobre 1982 allo Stadio Luzniki, recentemente ristrutturato per i Mondiali di Calcio.

Il ‘percorso della Memoria’, ha viaggiato attraverso differenti fasi: la metabolizzazione dell’evento, il suo Ricordo e la sua storicizzazione.
L’analisi di questi differenti periodi, ha accompagnato il mio intervento, fatto a nome dell’Associazione ‘Quelli di ... Via Filadelfia’.

Il Ricordo struggente di quegli attimi, è invece stato affidato al racconto di Nereo Ferlat, il ‘miracolato del Settore Z’.
A Pessotto è quindi toccato il compito di chiudere la commemorazione. Il team manager juventino  ha evidenziato la necessità di ricondurre l’evento calcistico alla sua più naturale dimensione: quella del divertimento e della mera passione sportiva.

Non si potrà dimenticare l’Heysel, neanche volendo, ma occorre che la Storia di quanto avvenne quella sera venga tramandata alle future generazioni nella più assoluta e coerente veridicità.

È un monito, ma anche e principalmente un doveroso impegno, a cui non possiamo sottrarci. Per non dimenticare.
+ 39 RISPETTO

Beppe Franzo

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