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Attualità | 15 gennaio 2017, 07:00

Oltre 100 atleti alla regata degli Amici del Fiume dopo l'incendo che ha distrutto 11 barche

Ora la società pensa a un crowdfunding per sostenere i costi di risistemazione

Oltre 100 atleti alla regata degli Amici del Fiume dopo l'incendo che ha distrutto 11 barche

Alla chiamata degli Amici del Fiume di Torino, per la doppia regata promozionale di sabato 14 gennaio, hanno risposto più di cento giovani atleti di tutti i club remieri torinesi. Circa 80 canottieri e una ventina di canoisti, che si sono sfidati sulle acque del Po fino alle quattro e mezza di pomeriggio.

L’entusiasmo ha coinvolto tutti gli atleti che, pur partecipando a una gara promozionale, che quindi non ha valore per il campionato, scalpitavano per controllare le linee di arrivo. La gara più affollata è stata quella dei cadetti maschili nel canottaggio, con ben 25 iscritti. Barche e canoe si sono alternate lungo un percorso di 500 metri, con partenza all’altezza dell’Esperia e arrivo alla terrazza degli Amici del Fiume.

“Questa regata – ha raccontato il presidente Mauro Crosio – era inclusa nel programma di Natale coi fiocchi, ma con tutto quello che è successo (la piena del Po, poi l’incendio doloso, ndr) abbiamo dovuto rimandarla a oggi”. Ora, infatti, ha assunto un sapore diverso, quello della rivincita.

Archiviata la piena del Po, cui i club remieri torinesi, nei limiti del possibile, sono preparati almeno mentalmente, il danno più grave è stato provocato dall’incendio appiccato a fine dicembre, che ha distrutto 11 imbarcazioni e ha danneggiato i locali che le ospitavano, oltre ad alcune barche posizionate all’esterno che, per il calore sprigionato dalle fiamme, si sono in parte sciolte.

Non solo. Chi ha appiccato il fuoco si è premurato di bucare, probabilmente con un punteruolo, altre 8 barche conservate all’esterno dell’hangar. Mentre gli inquirenti indagano (la Polizia ha acquisito anche le immagini delle telecamere a circuito chiuso che riprendono il piazzale principale), agli Amici del Fiume si fa la conta dei danni. Si parla di circa 200.000 euro per le imbarcazioni, ai quali aggiungere altri 20.000 per i lavori di risistemazione della struttura e 10.000 euro per lo smaltimento dei rifiuti. Già, perché le barche in fibra di carbonio sono diventate un ammasso di filamenti bruciati, altamente inquinanti, che non possono semplicemente essere portati in discarica.

“Chi ha pensato di fermarci – ha sottolineato Mauro Crosio, mentre con il megafono accompagnava le barche ad ogni colpo di remo – non ci è riuscito. Abbiamo poi ricevuto una enorme solidarietà da parte degli altri club, noi non molliamo di certo”.

E ora, per raccogliere altri fondi e ripianare le perdite, la socità pensa a un crowdfunding, che potrebbe essere lanciato già nei prossimi giorni, e a una giornata di eventi rivolti non soltanto al pubblico del remo, ma a tutta la cittadinanza, per chiedere aiuto e mostrare a tutti quanta forza possa esserci in un club remiero

Paolo Morelli

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