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Eventi | 06 ottobre 2017, 07:05

Caesar, una mostra svela gli orrori delle carceri siriane

La tortura è al centro di questa mostra fotografica ospitata al Polo del '900

Caesar, una mostra svela gli orrori delle carceri siriane

Immagini forti, d'impatto, talvolta terribili. Ma allo stesso tempo profondamente vere. Che fanno riflettere. Ed è proprio per questo che il Consiglio regionale del Piemonte ha scelto di ospitarle.

Sono le fotografie di “Nome in codice: Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura”, una mostra internazionale che testimonia quanto accaduto agli oppositori lungo l'arco di tre anni nelle carceri siriane. L'evento è voluto e promosso in Italia dalla Federazione nazionale della stampa, da Amnesty International, da Focsiv - Volontari nel Mondo, da Un ponte per Unimed - Unione delle Università del Mediterraneo ed Articolo21.

“Con l’adesione a questa mostra abbiamo tradotto in azioni la filosofia che sta dietro il tema dei diritti umani – ha spiegato il presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus – In Siria assistiamo alla versione terrena dell’inferno, l’immediatezza e la brutalità delle immagini raccontano storie che impongono di guardare indietro per capire ciò che accade ancora oggi, per costruire un domani che non trascuri mai più il rispetto dei diritti di ogni persona come di ogni gruppo etnico e religioso”.


La mostra, che verrà inaugurata giovedì 5 ottobre alle 18 al Polo del ‘900 a Torino, dove resterà fino al 17 ottobre, esporrà una selezione di 30 fotografie delle oltre 50mila trafugate dall’ex-ufficiale della polizia militare siriana identificato con il nome in codice “Caesar”, incaricato dal Governo della Siria di documentare quanto accadeva ai detenuti nelle proprie carceri. “Sono immagini scioccanti, non adatte a tutti. Chi sceglie di vederle dev'essere preparato. Ma riteniamo – ha spiegato Tommaso Panero della Fondazione vera Nocentini – che sia importante guardare in faccia la realtà, sperando che questo ci aiuti a superare l'indifferenza, a cui rischiamo di abituarci: la guerra, la tortura, la violazione dei diritti umani che ancora oggi sono una realtà in Siria”.

 

“Le fotografie vanno osservate con molta attenzione – hai poi concluso Gianfranco Cattai, presidente Focsiv – . Non è una questione di violenza, ma la documentazione della verità. Dobbiamo capire per il popolo siriano che chiede aiuto e che chiede giustizia, noi possiamo fare qualcosa”.

Daniele Angi

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