A metà tra disciplina sportiva e arte del movimento, il Parkour sfugge da una definizione univoca: si tratta infatti di molto più che un mero insieme di tecniche ginniche che consentono di spostarsi da un punto all'altro e superare ostacoli rurali e urbani. Il Parkour potrebbe piuttosto essere considerata una filosofia di vita, secondo la quale correre, arrampicare e saltare rappresentano un aspetto tecnico mai disgiunto da un continuo miglioramento di quello psicologico. Ideato dal ginnasta francese David Bell, questo sport-movimento si ispira al particolare metodo naturale di Georges Hébert, messo a punto all’inizio del Novecento come tecnica di addestramento delle truppe militari. David Bell ha attinto alla sua personale esperienza sportiva, innestandovi gli insegnamenti hébertiani, e dando infine vita a questa disciplina i cui salti, cadute rotolate e corse sui muri affascinano milioni di sportivi e semplici spettatori.
L’atleta di parkour, chiamato in gergo tecnico traceur (“colui che traccia una linea/un percorso”) persegue una ricerca tecnica e creativa finalizzata allo superamento di ostacoli di varia natura presenti sul percorso tramite evoluzioni aeree e salti nel vuoto. Rapidità e consapevolezza sono i punti di forza di questo sport che, lungi dall'essere competitivo, consente di comprendere i propri limiti e migliorarsi. Potenziare la propria agilità ed essere padroni dei movimenti, richiede intensi allenamenti e luoghi idonei in cui esercitarsi. Il grande successo della disciplina ha visto nascere numerose palestre in cui gli istruttori, preparati e attenti, organizzano corsi anche per i più piccoli, che attraverso il gioco imparano a superare le difficoltà del percorso. Centinaia di atleti di parkour privilegiano, però, le palestre a cielo aperto: a Torino il Parco del Valentino e il Parco Ruffini dispongono di aree attrezzate per il fitness, che spesso sono frequentate anche da appassionati o aspiranti traceur.
Ma come si allena chi pratica Parkour? Lo sviluppo di una muscolatura adeguata è fondamentale ed è alla base della disciplina: si tratta, però, di un obiettivo che richiede costanza e determinazione. Flessioni sulle braccia, trazioni prone (pull-up), trazioni supine (chin-up), esercizi calistenici (dips) in cui si eseguono movimenti degli arti superiori ed esercizi di squat con manubri o bilancieri, aiutano a sviluppare i bicipiti femorali, i quadricipi e i muscoli dell'addome. Non mancano infine le sessioni di sprint sul posto e le spinte verticali e laterali che, oltre ad incrementare potenza e velocità, migliorano la resistenza e l'equilibrio.
L'allenamento deve essere continuo perché le difficoltà che sembrano insormontabili oggi possano essere superate domani. Altrettanto importante è l'abbigliamento, e in modo particolare le calzature, che costituiscono l'elemento più rilevante: le scarpe, infatti, devono possedere un ottimo grip, una punta flessibile e una buona ammortizzazione. Una felpa o una maglietta in cotone e pantaloni ampi con coulisse alle caviglie, permettono di lanciarsi in salti, arrampicate ed equilibrismi senza essere di alcun intralcio nei movimenti. Alcuni atleti scelgono di indossare guanti da arrampicata per proteggere il palmo della mano: resistenti, confortevoli e sottili, questi accessori sono studiati per uno sport in cui le mani devono "sentire" l'ostacolo che impegna il traceur. Neppure per quanto riguarda la divisa, dunque, sono previste regole fisse: l’abbigliamento, le calzature e gli accessori per lo sportivo che desidera superare i suoi limiti, vanno scelti soltanto in base a criteri di comodità e resistenza dei materiali.