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Attualità | 15 giugno 2018, 19:05

Inceneritore di Torino, lo studio sanitario rivela metalli nel sangue, ma l'imputato è il traffico auto

Presentati i risultati del monitoraggio sulla salute dei residenti nella zona dell’inceneritore: gli effetti dell’inquinamento dell’aria sono ben presenti ma almeno non aumentano nella zona dell’impianto

Inceneritore di Torino, lo studio sanitario rivela metalli nel sangue, ma l'imputato è il traffico auto

Presentati i risultati del monitoraggio sulla salute dei residenti nella zona dell’inceneritore: gli effetti dell’inquinamento dell’aria sono ben presenti ma almeno non aumentano nella zona dell’impianto

Il presidente del Comitato: «Dobbiamo migliorare la qualità dell’aria iniziando anche a progettare modelli alternativi per la gestione dei rifiuti»

Dopo quattro anni dall’entrata in funzione, l’inceneritore si conferma un impianto che somma le sue emissioni a una situazione ambientale già pesante. Il quadro sanitario non si è aggravato ma, nonostante questa bella notizia, si scopre che tutti subiamo gli effetti di un inquinamento diffuso che deve essere diminuito. Per questo occorre abbattere progressivamente le fonti inquinanti iniziando a progettare scenari sulla gestione del ciclo dei rifiuti ambientalmente più sostenibili.

Sono queste le conclusioni che si possono trarre dal terzo e ultimo monitoraggio sulla presenza di metalli nel sangue e nelle urine di un campione di popolazione residente nell’area di ricaduta dei fumi dell’inceneritore (e di allevatori) confrontato con un gruppo di residenti in altre zone di Torino. Uno studio unico in Italia, nato nel 2013 per monitorare nel tempo gli effetti delle emissioni dell’inceneritore che, in questo modo, è diventato anche il primo studio sulle concentrazioni di inquinanti nella popolazione di Torino e cintura. Un esempio di come un progetto specifico possa essere utile per determinazioni più ampie.

Così, analizzando l’andamento nel tempo, si è osservata anche una riduzione <s>significativa</s> delle concentrazioni dei metalli sia nella popolazione residente vicino all’impianto sia per il campione lontano dall’inceneritore. Ma, nello stesso tempo, si scopre quanto sia presente nei nostri corpi l’inquinamento dell’aria normalmente presente nell’area metropolitana, un inquinamento che rimane a livelli inaccettabili.

La riduzione sembra essere dovuta a un lieve miglioramento complessivo della qualità dell’aria nel Torinese che, come viene evidenziato, non ha visto un peggioramento dovuto ai fumi dell’inceneritore del Gerbido. Ma lo studio ci dice, comunque, gli effetti sul nostro organismo ci sono e sono verificabili come per esempio, le presenze rilevate di platino e rodio che sembrano pure in aumento nei soggetti che vivono nell’area lontano dall’inceneritore. Visto che tali metalli sono principalmente associati alle emissioni veicolari perché presenti nelle marmitte catalitiche.

Gli altri 16 metalli indagati, sono perfettamente presenti, anche se al di sotto delle soglie stabilite dalla comunità scientifica internazionale.

Questo monitoraggio fa parte del progetto Spott, condotto dall’Asl Città di Torino, Asl To 3, Arpa e Istituto Superiore di Sanità e per conto della Città Metropolitana, un progetto completo di studio sulla salute di un campione selezionato di popolazione residente confrontato con un campione di popolazione torinese lontano dall’impianto. Per quanto riguarda questa parte sui metalli, i prelievi sono stati svolti in tre momenti: prima dell’entrata in funzione dell’inceneritore (giugno 2013), dopo un anno di funzionamento e, infine, dopo tre anni di funzionamento.

I prelievi di sangue e urine si sono svolti sempre a giugno, mese in cui gli impianti di riscaldamento sono spenti e dove inizia a diminuire il traffico veicolare in seguito alla chiusura delle scuole. Questo per ridurre al massimo il rischio di campioni viziati dai picchi del normale inquinamento atmosferico, visto che la concentrazione dei metalli nell’organismo, normalmente, diminuisce allontanandosi il tempo di esposizione.

Anche per gli allevatori, sia nel confronto temporale, sia rispetto ai valori limite sopracitati si osservano risultati analoghi a quelli dei residenti.

In conclusione, per quanto riguarda il quesito principale di sanità pubblica per cui è stato condotto lo studio, i risultati suggeriscono che le variazioni nelle concentrazioni urinarie ed ematiche di metalli riscontrate nella popolazione residente non sono associati né all’area di ricaduta delle emissioni (confronto per area) né all’attività dell’impianto (confronto pre/post avvio). Ma evidenziano che permane una ricaduta più complessiva dettata dall’inquinamento dell’aria da traffico veicolare.

«L’aria di Torino e della cintura è pesantemente inquinata e l’inceneritore aggiunge inquinamento – osserva Marco Marocco, vicesindaco metropolitano e presidente del Comitato locale di controllo sull’inceneritore – I risultati di questo complesso biomonitoraggio ci dicono che la situazione è tale che è importante mantenere alta l’attenzione sulle ricadute dell’impianto su un’area metropolitana già interessata da un inquinamento diffuso. E ci dicono anche che è compito del Comitato locale di controllo continuare a monitorare la salute dei cittadini e, nello stesso tempo, discutere di un futuro abbandono dell’incenerimento dei rifiuti».

c.s.

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