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Sanità | 01 ottobre 2018, 18:26

Sindacati contro le ricette mediche “private”

La delibera della Giunta regionale che estende ai medici specialisti delle strutture private accreditate la possibilità di prescrivere visite, esami e farmaci ai pazienti, “rischia di avere notevoli ripercussioni sui conti e sul grado di sostenibilità della Sanità regionale”

Sindacati contro le ricette mediche “private”

La delibera della Giunta regionale che estende ai medici specialisti delle strutture private accreditate la possibilità di prescrivere visite, esami e farmaci ai pazienti, “rischia di avere notevoli ripercussioni sui conti e sul grado di sostenibilità della Sanità regionale”. Lo hanno dichiarato questa mattina i rappresentanti sindacali di Anaao Assomed, Cosmed e Smi nel corso dell’audizione che si è svolta in quarta Commissione, presieduta dal consigliere Domenico Rossi.

“Abbiamo impugnato la delibera presso il Tar - ha dichiarato Antonio Barillà di Assomed - perché riteniamo che con questo atto l’assessore non stia facendo il bene della Sanità piemontese e che, in ogni caso, la facoltà di equiparare i dipendenti delle strutture private a quelli del servizio pubblico spetti allo Stato. Mentre i primi, infatti, sono sottoposti a controlli da parte dello Stato, i secondi devono rispondere solo ai propri datori di lavoro, il cui scopo è quello di massimizzare i profitti”.

“Ogni ricetta - ha sottolineato Chiara Rivetti di Anaao Assomed - rappresenta una sorta di assegno e pensiamo che la Regione debba usare prudenza nell’affidare il proprio libretto di assegni e selezionare chi può amministrarli”.

“Con questa delibera - ha rimarcato Mario Vitale di Cosmed - la Regione pretende di legiferare su una funzione pubblica sulla quale può deliberare solo lo Stato”.

Per approfondire il tema - a proposito del quale nella scorsa seduta di Commissione l’assessore alla Sanità Antonio Saitta svolse un’informativa sostenendo che l’estensione della facoltà di prescrizione a tutti gli specialisti intende consentire ai pazienti di evitare il ritorno dal proprio medico di famiglia per ottenere una nuova prescrizione, nel caso siano necessari ulteriori visite o approfondimenti diagnostici e che comunque la Giunta aspetterà la sentenza del Tar prima di prendere qualsiasi provvedimento - sono intervenuti, con richieste di chiarimenti, i consiglieri Davide Bono (M5s), Marco Grimaldi (Sel), Gian Luca Vignale (Mns), Paolo Allemano (Pd) e Stefania Batzella (Mli).

Al termine dell’audizione l’assessore Saitta ha svolto un’informativa sulla delibera di Giunta sull’avvio della sperimentazione di progetti terapeutici individuali di domiciliarità e sostegno territoriale integrato per i pazienti psichiatrici.

“Con questo atto - ha affermato l’assessore - si avvia, in via propedeutica all’approvazione del Piano della salute mentale da parte del Consiglio regionale, una fase di sperimentazione che durerà fino al 31 dicembre 2019. L’obiettivo, ambizioso, è personalizzare il più possibile gli interventi attivando tutte le risorse che l’intera comunità, e non solo la Sanità, possono mettere in campo”.

Nel corso del dibattito il consigliere Vignale (Mns) ha lodato il tentativo della delibera di ampliare l’offerta di servizi alla popolazione psichiatrica piemontese pur lamentando una serie di lacune.

Grimaldi (Sel) ha rilevato la positività di ogni progetto che mira all’autonomia ed è in grado di coinvolgere attivamente il territorio e gli Enti locali.

Per Andrea Appiano (Pd) la sperimentazione in tema di domiciliarità è assolutamente cruciale, così come l’applicazione del concetto innovativo di “budget di salute”, che non implica solo risorse economiche ma i servizi e le utilità che possono essere messi a disposizione dal territorio.

Bono e Gian Paolo Andrissi (M5s) hanno espresso soddisfazione per il tentativo di decronicizzare i pazienti e sottolineato che sarebbe stato forse più utile che la delibera, prima di essere approvata, fosse sottoposta all’attenzione del Consiglio regionale.

c.s.

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