Paratissima, fiera dell'arte indipendente giunta alla sua quattordicesima edizione, accoglie quest'anno a Torino oltre 350 artisti selezionati all'interno della Caserma La Marmora (via Asti 22). A rispondere al claim #FeelingDifferent è stato anche Tullio Candeloro, nato a Lucera (Fg) nel 1969, legato alla manifestazione sin dagli albori.
Una passione, quella per la fotografia, coltivata già in età giovanile, partecipando a diversi concorsi in Italia e all'estero. Dopo la laurea al Politecnico di Torino in Ingegneria Meccanica e le prime esperienze lavorative in Europa ed Africa, Candeloro ha quindi iniziato, nel 2003, a lavorare per un’azienda tedesca, leader mondiale di illuminazione.
Il suo incontro con Paratissima avviene a partire dalla prima edizione, nata come spin off di Artissima. “Mi interessava – spiega – perché focalizzata sugli artisti non ancora affermati e, forse, meno interessati alla finalizzazione commerciale del loro lavoro. Mi è sempre piaciuto l’utilizzo intelligente degli spazi espositivi, che spesso variano per utilizzare strutture della città di Torino non adeguatamente valorizzate”.
Il tema dell’edizione 2018, “Feeling Different”, così come la sezione dedicata alla fotografia "You call it strange, I call it familiar", hanno subito catturato la sua attenzione. “Lo sforzo maggiore – afferma Candeloro – è stato quello di selezionare la più efficace tra le tante possibilità di affrontare il tema”.
“Ho quindi deciso di scandagliare in senso molto ampio il concetto esistenzialistico di familiarità o estraneità, superando il confronto generazionale fino ad interrogarmi sull'espressione più nobile e antica dei sentimenti, la Poesia. Nel mio lavoro il mio soggetto è rappresentato da una moderna e gigantesca nave da crociera che attraversa la storica città di Venezia sul Canal Grande. Il contrasto temporale si alterna a quello dimensionale e culturale in un vorticoso alternarsi di sensazioni contrastanti. Ho cercato per quanto possibile di evidenziare la diversità senza palesarne alcuna alienazione”.
Il titolo dell’opera, “POES¿A a VENEZ¡A”, nasconde infatti un simbolismo ora interrogativo ora esclamativo, senza imporre una propria idea di poesia o ergersi a giudice di cosa oggi possa o debba la poesia essere. C’è un evidente contrasto da chi vede la nave dalla città e chi vede invece la città dalla nave. E tutto ciò prima ancora di interrogarsi sull’impatto e la sostenibilità di questa di questa modalità di fruizione dell’incanto della città lagunare.
Paratissima corona un anno molto intenso per Candeloro. A ottobre ha infatti partecipato all’A.M.A. Art Festival di Chiari (BS), presentando altre opere su Venezia. Ma non solo.
A Tel Aviv è nato il progetto Diaspor@nze, che affronta il tema delle diverse emigrazioni nel mondo, con il medesimo filo conduttore della Speranza per il futuro.
A Roma Candeloro ha cercato invece di fare il punto sullo stato della civiltà italiana, come mostra nell’opera “Dagherrotipo”. Un selfie edulcolorato su quanto in termini di civiltà, forse per eredità culturale, crediamo di aver già raggiunto ma che, agli occhi di chi ci guarda e giudica, risulta ancora parecchio lontano.
L’America rappresenta invece per l’artista una tappa costante negli ultimi anni e fonte continua di nuovo materiale, che ha già cominciato a selezionare per una grande raccolta su usi e costumi, come in “On the world road” – Denver 2017.
Chiude la galleria di immagini la sua opera forse più nota: Love at the Pollution Time (Pechino, 2016).
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito web dell'artista: www.candeloro.us