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Centro | 12 febbraio 2019, 18:26

Dalla Camera di Commercio oltre 3,4 milioni per aiutare le imprese a vincere la sfida del digitale, anche se il mondo del commercio resta freddo

Torna per il terzo anno il servizio PID-Punto impresa digitale. Ilotte: "Ancora troppo diffuso un vero analfabetismo digitale delle aziende"

Dalla Camera di Commercio oltre 3,4 milioni per aiutare le imprese a vincere la sfida del digitale, anche se il mondo del commercio resta freddo

Siti internet, commercio elettronico, presenza sui social e molto altro ancora, come la sharing economy e le blockchain. Parole di uso comune, ma che per il mondo produttivo, specialmente i medio piccoli, suonano ancora ostici.

Ecco perché combattere e sconfiggere l'analfabetismo digitale delle aziende del territorio è l'obiettivo che ormai da anni si è posta la Camera di Commercio di Torino. E che trova un nuovo slancio grazie al terzo anno del PID-Punto impresa digitale. "Servizi che sono dedicati al 99,9% delle 220mila imprese presenti nella nostra provincia - dice Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di Commercio di Torino - e abbiamo cercato di cucirli sulla base delle loro necessità, tra consulenze, voucher e altre attività. E la risposta è stata importante".

Nel biennio 2017-2018 sono stati erogati servizi per 2 milioni e 71mila euro tra eventi formativi (seminari e progetti con attori locali che hanno coinvolto 2780 partecipanti per 714mila euro), auto valutazione (il cosiddetto Self I4.0) e voucher (andati a 140 imprese). Un solo neo, secondo Ilotte, proprio sul fronte voucher, che ha comportato un finanziamento di 1 milione e 357mila euro: "la scarsa partecipazione delle aziende del commercio, 13 su 140, che evidentemente non considerano il digitale con un fattore competitivo per la loro attività". La maggioranza è stata infatti rappresentata da manifattura, attività scientifiche e comunicazione.

Qualche indicazione significativa arriva anche dalle attività di autovalutazione, che quantificano in un 20% i cosiddetti "campioni" o gli "esperti", mentre ben il 26% sono limitati alle categorie "apprendisti" o, peggio ancora, "esordienti". "E parliamo della platea che ha voluto partecipare alle attività - fa notare Ilotte - per cui è immaginabile che la situazione sia ancora più delicata tra coloro che hanno scelto di non partecipare".

E per il prossimo anno - l'ultimo del triennio finanziato dal passato governo con l'aumento del canone camerale - il budget per questo tipo di attività sarà di un milione e 343mila euro, con un fitto calendario di appuntamenti e voucher, che da soli pesano per 465mila euro. Come sempre a fondo perduto e ad accesso del tutto gratuito per le aziende, di tutti i settori e dimensioni. In questa nuova edizione, inoltre, sarà presente anche una nuova figura, quella del mentor, che accompagnerà direttamente le singole imprese nel loro cammino verso la digitalizzazione.

Tipicità dell'esperienza torinese è quella legata al ruolo dei cosiddetti soggetti aggregatori (come Compagnia delle Opere, associazioni di categoria e altre realtà) nell'accesso ai voucher. "Siamo stati l'unica Camera italiana a muoverci unicamente con questa organizzazione - dice Guido Cerrato, dirigente area sviluppo dell'ente camerale - a conferma della capacità di fare sistema e unire le forze".

Ma quanto bisogno c'è di innovazione nel tessuto produttivo torinese? La risposta arriva proprio da un esempio del presidente della Camera di Commercio.

"Volevo comprare una piccola azienda manifatturiera perché aveva investito in additive manufactoring con 4-5 stampanti di nuova generazione - confida Ilotte - e quel che mi ha lasciato esterrefatto è che accanto a questo capannone, che era quello del figlio, c'era quello del padre, rimasto indietro e arretrato e che dunque stava calando, mentre quello del figlio stava crescendo. E anche io, ovviamente, ero interessato alla porzione legata al figlio. Questo per dire che spesso le difficoltà a innovare sono legate anche al passaggio generazionale".

Massimiliano Sciullo

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