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Economia e lavoro | 26 febbraio 2019, 11:55

I commercianti di Torino bocciano il Decreto Dignità: troppe rigidità, favorisce il lavoro nero

Solo un'impresa su 5 dice di avere abbastanza informazioni sul nuovo strumento. Ma tra chi lo conosce, 8 su 10 non lo ritiene una leva di crescita

I commercianti di Torino bocciano il Decreto Dignità: troppe rigidità, favorisce il lavoro nero

I commercianti torinesi bocciano il Decreto Dignità: causali troppo rigide, rischio di alimentare il lavoro nero e aumento del costo del lavoro. 

Lo dice l'indagine di Ascom Torino e provincia relativa all'ultimo trimestre 2018, che se da un lato non nasconde preoccupazioni per il futuro con un calo del clima di fiducia (anche se numericamente il terziario tiene meglio del tessuto nel sito complesso), dall'altro mostra una particolare diffidenza verso il nuovo strumento del mondo del lavoro. Solo uno su cinque conosce il Decreto, ma tra chi lo conosce, bel l'80% ne ha un'opinione fortemente negativa.

"Siamo alla fine dei bonus previsti dal Governo Renzi e all'ingresso del Decreto Dignità - dice Carlo Alberto Carpignano, direttore generale di Ascom - e la parola d'ordine è grande preoccupazione, sia per il quarto trimestre che per l'inizio dell'anno in corso. Tutti gli indicatori sono in flessione, anche se tiene l'occupazione. Ma è uno degli elementi che più mostra un effetto trascinamento rispetto agli altri".

"Sul Decreto Dignità le aziende mostrano grande perplessi - prosegue Carpignano -: ne sanno poco, serve quindi una maggiore informazione, ma tra chi lo conosce 8 di 10 ritengono che non sia adeguato a rispondere ai fabbisogni delle imprese. Ci sono troppe rigidità per chi vuole assumere e in molti casi il turno over diventa negativo: mancano le possibilità di rinnovare i contratti di chi si vorrebbe trattenere in azienda".

Il 7% delle aziende aveva contratti in scadenza e che non si potevano prorogare, al momento dell'ingresso in vigore del Decreto Dignità. E di questi, il 30% non sono stati stabilizzati. E solo il 4,7% ha assunto a tempo determinato in base alle nuove regole. "Questo sottolinea quanto siano incapaci gli strumenti normativi ad adattarsi alla flessibilità che viene richiesta dal mercato del commercio e del turismo", conclude Carpignano. Al termine del triennio di contratti col Jobs Act, invece, i contratti non confermati sono stati circa il 33%.

Sempre più importante, invece, sarà nel futuro il ruolo del Welfare. Il 94% delle imprese di commercio, turismo e servizi giudica importante il benessere dei propri dipendenti. E il 20,7% ha già attuato programmi di welfare tra buoni pasto, assistenza sanitaria, voucher, smart working e così via.

Massimiliano Sciullo

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