Dopo il successo della mostra dedicata ai Macchiaioli, la GAM di Torino ospita fino al 25 agosto un grande tributo al Maestro indiscusso dell’arte metafisica italiana, analizzato però da un punto di vista inconsueto, che gioca con i piani temporali e riporta in luce l’ultima fase della sua produzione.
“Giorgio de Chirico. Ritorno al Futuro, Neometafisica e Arte Contemporanea” imbastisce infatti un felice dialogo tra la pittura dell’artista - nato a Volo, in Grecia, nel 1888 - e le giovani generazioni che, in particolare dagli anni Sessanta in poi, si sono ispirati alla sua opera.
La mostra, a cura di Lorenzo Canova e Riccardo Passoni, è organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e Associazione MetaMorfosi, in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, e presenta un centinaio di opere provenienti da importanti musei, enti, fondazioni e collezioni private.
“È noto che il grande Maestro proprio a Torino ebbe in gioventù, durante un breve soggiorno, una delle prime illuminazioni relative a ciò che sarebbe dovuta diventare la propria arte”, ha ricordato il presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario. “Tuttavia questo progetto non è stato messo a punto con l’obiettivo di ricostruire quel fortunato passaggio. Volevamo invece presentare la sua produzione tarda in dialettica prospettiva con l’arte italiana degli ultimi cinquanta anni. Cioè di quella finestra temporale in cui il lavoro del de Chirico maturo proseguiva, affiancandosi e lasciando sedimenti nelle ricerche e scoperte delle generazioni più giovani”.
In questo contesto si inserisce la rinnovata attenzione per il periodo neometafisico dell’artista (il decennio 1968-1978), che rappresenta allo stesso tempo un ritorno e una ripartenza, una fase di nuova creatività e un riandare verso il passato, attraversando nuovi punti di vista e nuove soluzioni formali e concettuali.
“La pittura metafisica di de Chirico – ha spiegato il direttore della GAM Riccardo Passoni – ha certamente innervato l’arte di tutto un secolo, ma la neometafisica dell’ultima stagione non ha mancato di incuriosire e sedurre la nascente Pop Art e le successive proposizioni concettuali”.
Un’arte totalizzante e con un’amplissima cassa di risonanza, che, nella sua essenza futuribile, ha ispirato atteggiamenti e generi differenti nel tempo, non solo per le arti visive, ma anche nel campo della letteratura, del cinema, delle nuove tecnologie digitali, arrivando fino a videogiohi e videoclip, dall’Europa agli Stati Uniti.
“Se André Breton ebbe a sostenere con scarsa onestà intellettuale che de Chirico è artisticamente morto nel 1918 con la fine del suo periodo metafisico, il tempo e la storia lo hanno clamorosamente smentito”, afferma Paolo Picozza, presidente della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, “e questa mostra è un esempio di come la straordinaria vitalità artistica del Maestro abbia influenzato una generazione di artisti contemporanei”.
La mostra alla GAM evidenzia proprio questo rapporto intenso e profondo, mettendo in relazione de Chirico con le nuove tendenze dell’arte italiana e internazionale, come la Pop art di Andy Warhol, Valerio Adami, Franco Angeli, Gino Marotta, Ugo Nespolo, Emilio Tadini. E, ancora, un grande prosecutore della Metafisica come Fabrizio Clerici, la pittura di Renato Guttuso e di Ruggero Savinio, insieme a grandi artisti internazionali quali Henry Moore, Philip Guston, Bernd e Hilla Becher.
Non mancano poi i maestri dell’arte povera, primo fra tutti Michelangelo Pistoletto, la fotografia di Gianfranco Gorgoni, le sculture di Mimmo Paladino, i tableaux vivants di Luigi Ontani, e alcuni protagonisti delle ultime generazioni internazionali come Juan Muñoz, Vanessa Beecroft e Francesco Vezzoli.
Una piccola sezione della mostra è infine riservata al tema della citazione e della copia, esercizio prediletto dall’artista. Qui è possibile ammirare un disegno originale di Michelangelo proveniente da Casa Buonarroti, insieme a disegni di de Chirico dedicati allo studio degli affreschi della Volta della Cappella Sistina e a opere del famoso ciclo su Michelangelo di Tano Festa, in un collegamento con l’arte del passato capace di porre solide basi per quella del futuro.